Personale di Laura Palmieri in due spazi espositivi, La Galleria la Nube i Oort e lo spazio espositivo Interno 14 dell'AIAC Associazione Italiana di Architettura e Critica, curata da Simonetta Lux. Nel catalogo, oltre alla introduzione della curatrice, sono presenti scritti di Cristian Stanescu e un' intervista di Beppe Sebaste che ben inquadrano la complessità del tema trattato dall'artista
Con questa serie di disegni a penna, Laura Palmieri aggiunge un nuovo contenuto comunicativo ad alcuni siti architettonici (soprattutto romani) formulando una proposizione visiva molto particolare che offre parecchi stimoli interpretativi. Entrando nella galleria, infatti, si resta sorpresi guardando i suoi quadri, che fanno vedere, insieme a famosi edifici, animali resi preponderanti dalle dimensioni fuori scala.
Uno stupore che intende provocare nello spettatore una dicotomia tra quello che si conosce e la nuova chiave di lettura indicata da Laura Palmieri: infatti molti sono monumenti che noi tutti abbiamo sedimentato nel nostro immaginario ma che, da adesso in poi, se penseremo alle sue opere, saranno un'altra cosa, fenomeno dovuto alla mancanza della presenza umana. Tale fattore alimenta una contaminazione non solo visuale, ma concettuale, in quanto l'animale appare l'unico superstite del mondo che l'uomo ha costruito.
Ne viene fuori una concezione esistenziale drammatica. Eppure l'impatto non lo è affatto: sono disegni eseguiti ad inchiostro le cui campiture sono omogenee, fatte da un tratteggio incrociato ben eseguito, di mano felice, nettato al punto da rendere le figure pulite; in complesso l'impressione è di un disegno piacevole.
Dopo aver guardato i quadri della mostra si acquisisce una percezione distorta ad arte degli edifici e della città di Roma, il cui tema è prevalente, e viene da pensare ad una proiezione futura della condizione urbana simile ad uno zoo o ad un circo dove noi, gli esseri umani, non saremo più testimoni né attori.
Così si interroga e ci interroga Simonetta Lux nella conclusione del suo testo introduttivo: “Ma la carne, il corpo, l'uomo: che cosa gli è stato fatto, dove è, che pensa?” Il “moderno bestiarium” (nella sintetica definizione di Cristian Stanescu, gallerista) viene ulteriormente arricchito e decifrato nel testo finale, una conversazione con l'artista di Beppe Sebaste.
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