Il 15 marzo si è celebrato a Roma la morte di Giulio Cesare che ha visto a breve distanza l’una dall’altra due manifestazioni che volevano ricordare il grande imperator romano. di Giovanni Lauricella
Il 15 marzo si è celebrato a Roma la morte di Giulio Cesare che ha visto a breve distanza l’una dall’altra due manifestazioni che volevano ricordare il grande imperator romano.
La coincidenza che mi ha fatto riflettere è che all’interno della galleria avveniva una performance di Paolo Bielli. Niente di strano in ciò, ma se si fosse pensato di paragonarle o di esaminarle tutte e due insieme ci si sarebbe trovati di fronte a un paradosso quasi comico, perché quella che doveva essere la vera celebrazione solenne, fatta dal comune di Roma sullo sfondo dei ruderi romani di largo Argentina, era di un finto tale da sembrare una delle giostre in costume che si fanno per divertire i bambini, mentre quella finta, interpretata da un Paolo Bielli che si presentava al pubblico della galleria "Palazzetto Art Galley", in cui avveniva l’esposizione "Tu quoque. Artisti per il cesaricidio", con abiti moderni in un’ ambientazione tutt’altro che antica, offriva, con una certa dovizia, gli ultimi momenti privati di Giulio Cesare prima della seduta in Senato, teatro della micidiale congiura, rivelando il suo aspetto umano.
In una rappresentazione molto semplice e quasi elementare, in quei pochi minuti fatali, Paolo Bielli rievocava la lunga toilette che tutte le mattine Cesare era solito fare con l’intento di apparire al meglio nascondendo tutto quello che lo poteva sminuire: eliminava la sua folta peluria con un’ accurata rasatura del corpo, nascondeva la calvizie con la corona di alloro e nascondeva con l’atteggiamento pure la sua bisessualità, ma allo stesso tempo andava preparandosi a quello che il presagio non gli nascondeva, cioè la tragica e improvvisa morte per mano dei congiurati, tra cui un suo figlio naturale.
Una bella performance, con gli echi in sottofondo delle strombazzate dell’altro evento realizzato con individui camuffati da centurioni, quelli che abitualmente troviamo al Colosseo o a piazza Venezia per le foto con i turisti, o da improbabili aristocratici romani pronti all’infame gesto, che del punto di vista culturale si è effettivamente perpetrato, essendoci stato un vero e proprio cesaricidio quel giorno, nel senso che Cesare è morto una seconda volta.
La mia ipotesi è che tutti e due gli eventi erano un’unica performance, dove il "vero" e il "falso" facevano da gioco teatrale al punto che le rendevano paradossalmente l’una funzionale all’altra.
Come ho accennato prima, nella galleria avveniva l’esposizione dal titolo Tu quoque. Artisti per il cesaricidio, che ha visto esposte opere su questo tema di Bruno Aller, Paolo Bielli, Alessandro Costa, Stefania Fabrizi, Marisa Facchinetti, Marina Haas, Antonella Iovinella, Beatrice Palma, Eros Renzetti.
Una scadenza impegnativa assolta egregiamente dalla direzione di Paolo Ruben e dal catalogo che vanta il testo critico di Vincenzo Mazzarella.
Tu quoque. Artisti per il cesarecidio
Bruno Aller, Paolo Bielli, Alessandro Costa, Stefania Fabrizi, Marisa Facchinetti,
Marina Haas, Antonella Iovinella, Beatrice Palma, Eros Renzetti
Palazzetto Art Galley
Via delle Botteghe Oscure, Roma
Dal 15 marzo al 15 aprile
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