La mostra di Gianna Bentivenga, tenuta dal 13 al 29 novembre presso l’Associazione culturale Atelier di via Panisperna a Roma, curata da Ljuba Jovicevic e Ana Lazmibat, aggiunge nuove forme, profondità e intensità al suo lavoro. Luca Amaudo ne descrive nella presentazione un carattere di “ … spirituale anelito di raccoglimento, la traccia visiva di un’introspezione volta a porre le distanze dal mondo, dalle sue distrazioni e distruzioni, mentre ci si concentra in un’autonoma creazione …”.
“Muta” come la muta dei rettili, la mutazione come via d’uscita da orrori, tumulti, sofferenze che spingono verso l’esigenza di un raccoglimento che ricerca valori profondi e necessari. Non è pessimismo ma concentrazione, ricerca interiore che non sottraggono ma ridefiniscono premesse di percorsi di cambiamento.
Il bozzolo non è una via di fuga ma ridefinizione di elementi visivi, di concentrazione per una nuova elaborazione.
Federica Fuser definiva “ … provocatoria e drammatica, la sua pittura … espressione del tumulto dei nostri giorni e sconvolge come un pugno alla bocca dello stomaco. E' la trasposizione in immagini della difficoltà del vivere, di quello stato d'animo che scaturisce dal malessere diffuso percepito a tutti i livelli della nostra quotidianità. E' il grido di dolore di una giovane donna che denuncia con violenza il degrado dell'umanità e che a esso si ribella con forza. Un fremito d'inquietudine percorre le tele …”.
In "Muta" si avverte la sensazione non di acquisita serenità ma di elaborazione distaccata, che cerca di ricollocare il percorso dell’artista, che lavora su più piani e con diverse tecniche, su una prospettiva di raccoglimento e di ridefinizioni di nuove strategie interiori e artistiche in grado di ridare futuro all’uomo umano … (red)
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