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24/11/24 ore

Picasso. Tra Cubismo e Classicismo: 1915 – 1925


  • Giovanni Lauricella

L’artista che ha fatto più quadri al mondo è stato senza dubbio Paolo Picasso che, dalle stime statistiche, pare ne facesse tre al giorno, compresi sabato e domenica, senza parlare dell’enorme produzione di terrecotte e design vario. Fino a pochi decenni fa era culturalmente onnipresente per le tante mostre che aveva nel mondo; poiché inoltre comunemente si associava il suo nome con la modernità immaginate che cosa potesse rappresentare negli anni ’60, al tempo della sbornia del grande boom economico e dell’abbaglio del progresso tecnologico.

 

Infatti in quegli anni le sue opere rivoluzionarie si dimostrarono un godurioso investimento per i fortunati e ricchissimi collezionisti che li avevano acquistati a suo tempo. Proprio perché diventato l’emblema del cambiamento, Picasso è stato peraltro l’artista che ha sentito maggiormente il peso delle critiche dei postmodernisti, ed è stato l’artista innovatore più “superato” dall’arte contemporanea, in quanto prevalentemente l’ultima generazione di artisti che “non usa più i pennelli”, si è trovata a fare, quasi come dogma, solo installazioni, performance, happening ecc.

 

Così, un po’ come accade per le mode, uno tra i fenomeni più importanti della storia dell’arte si è trovato recentemente messo da parte, come si fa nei musei quando si mettono le opere d’arte nei depositi, in attesa di future mostre.

 

Mentre mi chiedevo “che fine ha fatto Picasso?” avere alle Scuderie “Picasso, tra cubismo e classicismo 1915- 1925” è stata la risposta che interrompe l’assenza sulla scena artistica del grande maestro.

 


 

In più c’è un interesse maggiore, suscitato dal fatto che è esposta la sua produzione artistica prima del cubismo, cioè prima di quando gli fu assegnato il merito di aver rivoluzionato l’arte, aspetto che conosciamo di più insieme alla fase successiva astratta.

 

La mostra fa capire che Picasso era predestinato ad essere un artista importante perché dai ritratti che ha fatto si denotano le frequentazioni che aveva con personaggi ai massimi livelli nell’ambito culturale di quel tempo.

 


 

Oltretutto, se si vedono gli stili dei quadri esposti nella mostra, si notano un po’ tutti i generi prevalenti dell’inizio del ‘900: pointillisme, espressionismo, impressionismo, metafisica, volendo ci ritrovi anche Sironi, la Scuola Romana ecc. ecc. Insomma tutto il fermento che confluì nell’Avanguardia, però con la grossa differenza che Picasso era l’artista militante per eccellenza, perché riceveva l’aureola del fatto che era spagnolo, rappresentante della parte politica anti- monarchica che destituì Alfonso XIII, anche se di tutto questo non c’è traccia nei contenuti dei quadri che si mantengono su un genere personale e socialmente irrilevante.

 

Fu un repubblicano e successivamente poi fu ammirata  vittima in esilio del franchismo: un asso nella manica che, nel periodo successivo a quello menzionato dalla mostra, dette a Picasso un’importanza politica culturale che pochi potevano vantare e che lui seppe gestire alla grande con una genialità che a tuttora non ha eguali nell’ambito dell’arte militante.

 

 

Comunque sia, la mostra “Picasso, tra Cubismo e Classicismo 1915-1925” ruota intorno ad un fortunato periodo connotato dal viaggio in Italia, di quando Pablo Picasso aveva 36 anni ed insieme al suo amico Jean Cocteau sostò prevalentemente tra Roma e Napoli alla ricerca di aspetti popolari e anticlassici: come prova la predilezione per l’arte Etrusca, il teatro napoletano di Pulcinella e quello veneto di Arlecchino, personaggi che incontriamo in alcuni dei suoi quadri.

 


 

In tutto alle Scuderie troviamo esposti un centinaio di capolavori scelti dal curatore Olivier Berggruen, in collaborazione con Anunciata von Liechtenstein, con prestiti di musei e collezioni eccellenti, dal Musée Picasso, dal Centre Pompidou di Parigi, dalla Tate di Londra, dal MoMa e dal Metropolitan Museum di New York, dal Museum Berggruen di Berlino, dalla FundacióMuseu Picasso di Barcellona e dal Guggenheim di New York.

 

A Palazzo Barberini sotto la grandiosa volta affrescata da Pietro da Cortona, è esposto il sipario dipinto per Parade (recentemente esposta al Museo di Capodimonte di Napoli), una immensa tela lunga 17 metri e alta 11: per completare l’omaggio a Picasso con un tocco di meritata grandeur.

 


 

Picasso. Tra Cubismo e Classicismo: 1915 – 1925

Curatore: Olivier Berggruen

Dal 21 Settembre 2017 al 21 Gennaio 2018

Scuderie del Quirinale

Roma

 

 


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