A cura di David Blayney Brown, dal 22 marzo al 26 agosto 2018, al Chiostro del Bramante a Roma, per la prima volta in Italia più di 90 opere d’arte, tra schizzi, studi, acquerelli, disegni e una selezione di olii, conosciute oggi in complesso come ‘Turner Bequest’: furono realizzate, secondo il critico John Ruskin, per il suo ‘proprio diletto’.
Infatti, se pensate ai quadri più famosi di Joseph Mallord William Turner (23 aprile 1775 – 19 dicembre 1851) che avete in mente, avrete la sorpresa di vedere una pittura inedita, più personale ed intima, in cui già si delineano i caratteri pittorici preimpressionisti ancora agli albori.
In pratica vediamo un Turner sperimentatore, quasi anticipatore di se stesso, in opere, prevalentemente acquerelli, che vengono dal suo studio, poi andate come lascito di famiglia alla Tate Gallery di Londra. Da questa mostra comprenderete come non mai il Turner che ha influenzato più di una generazione di artisti, quali Claude Monet, Caspar David Friedrich, Vincent Van Gogh, Edgar Degas, Paul Klee, Franz Marc, Wassily Kandinsky, Gustav Klimt, Mark Rothko, James Turrell e Olafur Eliasson.
Pittore prevalentemente di paesaggi, romantico ma anche avveniristico, è stato l’espressione culturale di quella Gran Bretagna che nei suoi anni più ruggenti e fulgidi si andava a prendere il dominio mondiale.
Sorprende constatare che nella pittura di Turner non sono esplicitati questi tratti storici, ma una visione profonda dell’essere, avvolta in caratteristiche nebbie, straordinariamente descritte con gli acquerelli come una contemplazione della natura fino alla depurazione degli elementi.
Oggi siamo molto abituati a questo tipo di pittura, ma immaginarsi che effetto poteva suscitare a quei tempi ci risulta difficile, perché non aveva paragoni possibili; eppure in questo gli inglesi si mostrarono molto all’avanguardia, concedendo a Turner un consenso che altri innovatori non ebbero.
Divisa cronologicamente in sei sezioni, la mostra non manca della cospicua produzione dei lavori eseguiti in Italia. Insomma c’è tanto da vedere.
Insieme a quella dedicata a Monet, questa potrebbe essere la mostra più visitata che avremo, proprio perché quando si ha a che fare con la grande e bella pittura l’interesse generale è travolgente, segnando qui l’ennesimo scarto con l’arte contemporanea, che a fronte del costo dei biglietti d’ingresso non riesce ad avere un seguito paragonabile a questi due esempi.
TURNER Opere della Tate
A cura di David Blayney Brown
dal 22 marzo al 26 agosto 2018
Chiostro del Bramante
Roma
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