Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

24/11/24 ore

Balla al Museo Carlo Bilotti - Aranciera a Villa Borghese a Roma


  • Giovanni Lauricella

All’Aranciera di villa Borghese di Roma abbiamo la fortuna di vedere il più grande maestro della pittura degli inizi del ‘900, Giacomo Balla (1871-1958)che, cento anni fa circa, tra il 1904 e il 1910, proprio nelle vicinanze del museo Bilotti, dove si svolge la mostra, produsse trenta opere che oggi vediamo con la curatela di Elena GigliThe Boga Foundation: trenta quadri che rivoluzionarono la pittura.

 

Ventenne, Balla da Torino si trasferisce nella Roma di Nathan, primo sindaco della città, a cercar fortuna, trovata sentimentalmente già con l’andare a vivere in quella che a suo tempo era periferia, oggi via Paisiello ai Parioli, dove abitò con la moglie Elisa Marcucci in una abitazione ex- monastero le cui finestre affacciavano su villa Borghese.

 

Giacomo Balla, in quell’isolamento, un po’ alla Pellizza da Volpedo, suo grande riferimento, vive l’incanto della percezione della luce e del colore che con abile e geniale maestria riesce a trasferire sulla tela come nessuno mai. Colori brillantissimi resi ancora più lucenti da accentuati contrasti.

 


 

Bastano piccole quantità di colore per rendere la superficie abbagliante e splendente. Uno scenario di bellezza travolgente che altro non è che il volto della “sua” periferia, paesaggistica di giardini rigogliosi, visuali di villa Borghese, rappresentazione pittorica che per peculiarità di elementi particolarissimi saranno successivamente fondanti dell’ arte d’Avanguardia prossima a venire, il Futurismo.

 

 

Guardando la mostra non si riesce a credere che Roma fosse così, perché sono tutte visioni incantevoli, in cui lo stile e la maestria di Balla hanno già dell’incredibile; infatti Jack Clemente, infatuato dalla sua pittura, negli anni ‘70 fa un documentario, Balla e il Futurismo, con la colonna sonora dei Pink Floyd che il regista ebbe modo di conoscere al mitico concerto tenuto a Pompei (Leone d'Argento alla Biennale di Venezia del '72, visibile nella mostra).

 


 

Poi venne il Futurismo, la Grande Guerra e il dopoguerra, e le tante altre straordinarie opere di Balla con altri soggetti, elementi urbani e meccanici, nell’intento di dare corpo alla visione futurista della città moderna. Qui siamo ancora nella natura, ma ai margini della città, che non è una città qualunque, ma la nuova capitale di un’Italia che allora si sentiva nuova e piena di ambiziose speranze.

 

In campo tra gli artisti, Balla si presenta con grande padronanza delle tecniche correnti come il divisionismoe il pointillisme, mirati ad esaltare la luce: opere di una mano esperta e di una mente già matura, tali, insomma, da farci rimanere a bocca aperta. 

 


 

Balla a Villa Borghese 

Museo Carlo Bilotti. Aranceria di Villa Borghese 

Roma fino al 17 febbraio

 

 


Aggiungi commento