Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

22/11/24 ore

‘Diversità, Follia, Inconscio. Tre scale per l’invisibile’, mostra a cura di Carla Mazzoni


  • Giovanni Lauricella

A Palazzo Santa Chiara mostra ” Diversità, Follia, Inconscio. Tre scale per l'invisibile”  con opere di  Clelia Adami, Patrizia Borrelli, Ennio Calabia, Valeria Cademartori, Antonella Cappuccio Muccino, Cristina Carcaterra, Stefano Ciotti, Laura D’Andrea Petrantoni, Raffaele Della Rovere, Maurizio Diana, Ernesto Lamagna, Ana Maria Laurent, M. S. Lizzari, Danilo Maestosi a cura della gallerista e storica dell'arte Carla Mazzoni con testi e citazioni critiche in catalogo di: C. Adami, A. Balestra, G. Bianconi, P. Borrelli, M. Buscagli, V. Cademartori, E. Calabria, T. Caroselli, M. Corradini, R. Della Rovere, M. Diana, L. Filipponi, A.M. Laurent, M.S. Lizzari, C. Mazzoni, D. Maestosi, I. Mitrano, V. Sgarbi.

 

Certe volte mi faccio la domanda più banale e mi chiedo perché, pur essendo bombardati dalle immagini che riceviamo dall'inseparabile smartphone, andiamo comunque a vedere dei quadri, che altro non sono che altre immagini, che si sommano a quelle che il nostro cervello a centinaia di migliaia assimila tutti i giorni.

 

Evidentemente, ciò che ricerchiamo più o meno consapevolmente è una risposta a quesiti esistenziali, che sfuggono al flusso ininterrotto delle immagini commerciali. La mostra voluta e coordinata da Carla Mazzoni si propone a mio avviso di tracciare, attraverso le immagini elaborate dagli artisti, itinerari sapienziali ed esperienziali, accompagnandoci dal visibile all'invisibile nei meandri della coscienza contemporanea.

 

Ma questi contenuti sono già ben delucidati nei testi autorevoli che arricchiscono il catalogo, perciò mi limiterò d'aggiungere alcune mie considerazioni a margine.

 

Singolare è il fatto che il contesto artistico sia creato “ad arte”, passatemi il termine, da fatti che accentrano l'attenzione del mondo della cultura. Mi riferisco a due episodi recenti molto enfatizzati che mostrano quanto sia evidente la caducità dell'arte, come Comedian, la banana di Cattelan che recentemente è stata mangiata da un visitatore coreano, e il Balloon dog, opera costosissima in vetrodi Jeff Koons sfracellato in innumerevoli pezzettini sul pavimento perché un'incauta visitatrice l'aveva involontariamente urtato.

 


 

Insomma due grandi opere, o meglio, due quotatissime furbate dell'arte contemporanea di colpo svanite, scomparse, vaporizzate e tutto questo dopo tanta esposizione mediatica e tanto discutere sull'arte contemporanea…

 

Verrebbe da dire: “Molto rumore per nulla”. Ovvero: il contesto artistico come commedia degli equivoci, ma senza la genialità di William Shakespeare.

 

Un'altra riflessione mi è venuta in mente visitando la mostra appena inaugurata all'Attico di Fabio Sargentini. Che ci propone l'Attico, quello che aveva annunciato la morte dell'arte alla fine degli anni '60 con i 12 cavalli vivi esposti da Kounellis e lo scardinamento di tutto l'armamentario che ha sempre costituito  l'arte? Incredibilmente oggi vedi lì esposte ben 12 tele dipinte da dodici pittori, dal titolo 12 fantasmagorici; quindila stessa cifra che prima serviva a distruggere ora viene utilizzata per arrivare a riproporre quello che è sempre stata la pittura. 

 


 

Di conseguenza, vi raccomando di andare a vedere pure i quadri esposti a Santa Chiara con la cura di Carla Mazzoni, perché sono tele dipinte da esperti pittori, collaudati da una lunga carriera che ciascuno di loro ha alle spalle: una garanzia da ritenersi sufficiente.

 

Morale della favola: come in “Molto rumore per nulla”, dove ironicamente, dopo contorte traversie sentimentali, gli amanti concludono la loro storia con quello che potevano fare prima, cioè si sposano, così pure a Palazzo Santa Chiara vedrete una godibile mostra di vera pittura, degna di tutto rispetto, senza tutti quei rumors, gossip, scandali e schermaglie gonfiati dalla critica, che paiono d'obbligo nel sistema dell'arte.

 

 


Aggiungi commento