di Vincenzo Basile
Billy Elliot è in origine un film scritto da Lee Hall e diretto da Stephen Daldry nel 2000. Ispirato alla storia vera del ballerino Philip Mosley ebbe tale successo internazionale che Il passaggio dallo schermo alla versione teatrale fu quasi obbligato. Dal debutto al Victoria Palace Theatre di Londra nel 2005 a oggi, ha ricevuto quattro Laurence Olivier Award (il massimo riconoscimento europeo per i Musical) e poi, sbarcato a Broadway nel 2008, ha portato a casa altri dieci Tony Awards (i cosiddetti Oscar del genere) e dieci Drama Desk Awards. A tutt’oggi, i premi accumulati dall’Opera, nel corso dei molti tour per il pianeta, ammontano a ottanta.
Il regista è rimasto lo stesso del film, come pure il libretto di Lee Hall, le musiche invece sono quelle composte e orchestrate per il teatro da Elton John che, va ricordato per i più giovani, nel corso della sua lunga carriera, ha venduto 400 milioni di dischi, è stato incluso nella Rock and Roll Hall of Fame (il massimo riconoscimento per una Rock Star -1984), nominato prima Sir (1995) e poi anche Cavaliere della Corona (1998) da Elisabetta II, Disney Legends Award (2006), quattro Tony Award, un Oscar (per le musiche de Il Re Leone, 1995) e sei Grammies Awards, sono i riconoscimenti e premi più prestigiosi.
Chissà, forse sono stati questi i numeri che hanno convinto il sovrintendente dell’Opera di Budapest a concedere a un autore Rock, il teatro che ebbe Gustav Mahler tra i suoi general manager.
Fatto sta che previsto in un primo tempo all’Erkel, il teatro più grande del circuito operistico ungherese, lo spettacolo è poi approdato proprio in quel tempio della musica e del balletto classico, che durante tutta la Belle époque, contese agli omologhi parigini, le Prime sinfoniche e liriche Europee.
Spettacolo tra l’altro ricco di forti temi.
Si va dalla rivolta operaia in Inghilterra (1984-85) contro l’allora primo ministro Margaret Thacher, determinata a chiudere le miniere, all’omofobia, dalla fratellanza comunarda alla lotta di classe (si, proprio quella che “c’era una volta”), dalla conflittualità intergenerazionale e alla perdita e al lutto familiari, fino alla solidarietà e all’autoaffermazione che redime i diseredati (e non solo loro) dall’abbrutimento del disagio economico.
L’undicenne Billy ha una irresistibile e travolgente passione per la danza ma nell’Inghilterra bigotta della Lady di Ferro deve scontrarsi con il padre e il fratello maggiore che vorrebbero avviarlo al pugilato dilettantesco.
I due, coinvolti negli scioperi a oltranza contro il primo ministro e le sue misure anti operaie, aborrono vedere il piccolo danzare in tutù insieme a un gruppo di giovani ballerine, unico allievo della scuola di ballo nel quartiere popolare in cui la famiglia vive.
La vicenda si sviluppa sullo sfondo cruento delle rivendicazioni sociali dell’epoca che è lo stesso dei cambiamenti che la società inglese recepisce tra quelli che, a vari livelli, investono l’intero continente. Il mix di tensione civile ed elementi di rivoluzione dei costumi, in contrasto con la piega autoritaria e conservatrice della politica del tempo, si amalgama drammaturgicamente con il percorso di formazione del giovanissimo protagonista e consente l’inserimento di una diffusa, intelligente comicità.
Divertimento e riflessione scandiscono l’andamento della storia che contiene più occasioni di grande spettacolarità rendendo avvincente l’immedesimazione di un pubblico formato, in considerevole parte, da adolescenti e famiglie. Billy Elliot vola alto, letteralmente, scagliato del suo mentore, il Primo ballerino, in lungo, largo e soprattutto in alto della scena.
Un lungo, riconoscente applauso saluta i ripetuti ringraziamenti di un cast assolutamente all’altezza. Dall’eccellente Eva Auksz (l’insegnate di danza), attrice, valente ballerina e cantante a Sandor Toth, (il padre) e a John Bailey MC Allister (Billy), che insieme ai membri del Balletto Nazionale Ungherese, Vivienne Csokan, Andras Szego e Levente Bajani, sono comprimari di uno spettacolo felicemente corale.
In versione e cast italiani, lo spettacolo sarà in Tour da Gennaio 2017. Il debutto ad Ancona per la regia di Massimo Piparo che, con il Testro Sistina di cui è direttore dal 2013, ha portato in giro i suoi precedenti musical: Evita, Tommy, La Cage Aux Folles, My Fair Lady e l’ultimo, Jesus Christ Superstar.
(Foto di Palyi Zsofia)