di Regina Picozzi
In occasione del centenario della pubblicazione del romanzo di Italo Svevo, capolavoro della letteratura del Novecento, “La coscienza di Zeno” arriva sul palcoscenico del Teatro Quirino di Roma, aprendo la stagione di prosa.
Mirabile l’interpretazione di Alessandro Haber nei panni del protagonista e particolarmente originale la regia di Paolo Valerio, direttore del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia che insieme con la Goldenart Production ha curato la presentazione di questo nuovo allestimento, portando in scena un’opera che rispecchia il profondo lavoro di ricerca realizzato sulla città di Trieste e sul suo territorio.
Un grande “occhio” sembra guardare, scrutare, prepararsi a raccontare. Le vicende sono quelle di Zeno Cosini, un ricco commerciante triestino che decide di sottoporsi ad una terapia psicanalitica per guarire dal “mal di vivere” che lo affligge, che lo tormenta, che lo imprigiona in virtù della sua assenza di confini e precise denominazioni.
L’inettitudine e il senso di inadeguatezza attendono disperatamente una prova dell’essere davvero una “malattia”: per dare un nome al dolore, una diagnosi alla paura di star male.
Il vizio del fumo, che si dice di voler eliminare per recuperare un senso di sé come persona capace, diviene allora emblematico dell’impossibilità di superare i propri limiti, laddove ci si ritrova impotenti rispetto alla vita stessa. E l’ultima sigaretta è sempre quella a cui ne seguiranno altre.
Meglio, allora, sperare in una malattia che possa giustificare la propria inconsistenza, mascherando le vere ragioni della sofferenza e rendendo più accettabili i sintomi, fino alla fine. Fino a quando ci si potrà liberare di tutto.
“Vorrei morire sano, dopo essere vissuto malato tutta la vita”, dice Zeno, che sul palco si sdoppia e si guarda dall’esterno, in ogni momento, ripercorrendo le tappe della propria storia e di tutte le inquietudini che si sono nutrite di ciò che non si è detto, che non si è fatto, che non si è affrontato, in un continuo ed estenuante dialogo con la presenza ingombrante della propria coscienza, nel tentativo di trovare la guarigione desiderata attraverso il racconto della propria autobiografia emozionale.
Zeno vive nel dubbio, nel compromesso, nella costante oscillazione tra perdono di sé e senso di colpa, volontà e rinuncia: dalle sue parole, alimentate dai ricordi evocati dal lavoro con il dott. S., emergono tutti i nodi non sciolti, i desideri non esauditi, l’incapacità profonda di sentirsi in sintonia con la società e con il mondo.
I personaggi della sua memoria si alternano così in un resoconto quasi onirico, da cui emerge tutto e tutto si confonde: il rapporto conflittuale con la figura paterna, la cui perdita resta chiusa in un dolore stretto e scomodo, poiché “con la morte del padre il paradiso non esiste più”; le delusioni in amore e la consapevolezza di doversi costantemente “accontentare” a causa della propria inettitudine, in un ostinato ma mai effettivo tentativo di cambiamento della propria persona.
Zeno è l’uomo eternamente indeciso, impreparato a scegliere e a confrontarsi con la propria stessa incapacità. Per questo non riesce a convivere serenamente con la realtà borghese di cui fa parte e rispetto alla quale nutre un costante senso di inferiorità, nonostante i cosiddetti “sani” (la moglie, il suocero, il cognato e tutti i componenti della sua famiglia), fortemente legati a certezze incrollabili, siano in effetti molto meno disponibili di lui al mutamento.
Ma Zeno è schiacciato dalla “troppa coscienza”, che lo rende un malato immaginario per il quale non esistono farmaci e, forse, neppure una cura.
Alessandro Haber accompagna magnificamente lo spettatore in questo percorso di analisi privo di risposte attese e di guarigione, dove forse “la malattia che procura a Zeno quegli strani dolori è semplicemente la vita”. Che, peraltro, è sempre mortale.
Non si può essere che malati, in quanto uomini. E quando, un giorno, un’esplosione enorme riporterà la terra alla sua forma di nebulosa, il mondo tornerà privo di parassiti. E di malattie.
“La coscienza di Zeno”
di Italo Svevo
protagonista Alessandro Haber
regia di Paolo Valerio
Teatro Quirino di Roma
dal 17 al 29 ottobre 2023