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23/12/24 ore

Pena di morte, in Virginia Robert Gleason sceglie la sedia elettrica


  • Florence Ursino

E' il 1982 quando gli Stati Uniti d'America invitano la Nera Signora a percorrere il miglio verde fino ad una piccola stanza dove, legato ad un lettino, il suo uomo l'attende per un nuovo, civile, moderno, misericordioso rito di morte: l'iniezione letale, chimica fatale dritta in vena.

 

Solo un secolo prima, è il 1888, sono sempre gli Usa a introdurre la più 'umana' sedia elettrica, ripudiando la barbarie rappresentatata dalla fucilazione, dall'impiccagione o dalla ghigliottina come strumenti per uccidere i condannati alla pena capitale.

 

Nonostante l'indubbia evoluzione, morale ma anche estetica (si pensi a quelle teste mozzate e bluastre o a quei corpi afflosciati e penzoloni) nella ricerca di un modo, come dire, più 'soft' per ammazzare una persona e al contempo offrire agli spettatori una decente visione, Robert Gleason ha scelto di passare all'altro mondo con piccoli elettrodi umidi attaccati alla testa e al polpaccio.

 

“Non sono stato un padre presente e spero di poter fare un'ultima cosa buona. Spero che questa sia una cosa buona” ha detto il 42enne prima che la scarica elettrica arrestasse cuore, cervello, vita. Gleason nel 2007 era stato condannato da un tribunale della Virginia al carcere a vita per un duplice omicidio.

 

Ma, anche dietro le sbarre, una primitiva voglia di uccidere si era ormai impossessata della sua (probabilmente debole) mente: l'unico rimedio contro una natura insana, si convince l'uomo, è la morte. Per questo motivo, nel 2009, Gleason uccide il suo compagno di cella e l'anno successivo strangola un altro detenuto: l'intenzione è quella di non fermarsi fino al sopraggiungere della condanna capitale. Lo Stato, boia in alta uniforme, accoglie la sanguinaria richiesta e chiede democraticamente alla sua vittima di scegliere come morire. Fulminato, è la risposta di Gleason.

 

Il resto è indifferente, abituale, paziente burocrazia: il condannato che, pare ovvio, decide di non fare appello contro la sentenza, di non chiedere la grazia, di rifiutare il ricorso dei suoi legali aggrappati a “prove evidenti” dei disturbi mentali del loro assistito. Poi, alle 9.08 ora locale, all'interno del carcere di Greensville, Virginia, una leva torna in funzione dopo due anni. E gli Usa inaugurano il 2013 con la loro, forse un po' retrò ma mai fuori moda, prima esecuzione.


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