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03/05/24 ore

Pena di morte, in Iraq un marzo d'esecuzioni



Nonostante la condanna internazionale per le continue esecuzioni nel Paese, l'Iraq ha giustiziato questo mese 18 persone, otto delle quali nello stesso giorno di un attacco a Baghdad contro il Ministero della Giustizia.

 

Si tratta delle prime esecuzioni confermate di quest'anno, dopo che il ministro della Giustizia Hassan al-Shammari ha ribadito la scorsa settimana che Baghdad continuerà ad applicare la pena di morte nonostante i numerosi appelli affinché introduca una moratoria.

 

In Iraq almeno 129 persone sono state messe a morte lo scorso anno, ha reso noto il Ministero della Giustizia. "Giovedi '(14 marzo) ne abbiamo giustiziate otto, poi domenica (17 marzo) ne abbiamo giustiziate altre 10," ha dichiarato alla AFP il vice ministro della Giustizia Busho Ibrahim, precisando che tutti i 18 uomini erano stati condannati per reati di terrorismo e che tutti erano cittadini iracheni. Non ha però rivelato la loro provenienza, limitandosi a dire che alcuni erano stati processati nella provincia settentrionale di Nineveh, alcuni a Baghdad e altri in provincie non precisate.

 

Otto delle esecuzioni sono state praticate lo stesso giorno di un attacco coordinato contro il complesso del Ministero di Giustizia il 14 marzo, in cui furono uccise 30 persone. L'attacco è stato poi rivendicato da un gruppo legato ad Al-Qaeda.

 

Membri iracheni di al-Qaeda hanno in seguito detto che i diversi attacchi avvenuti nel Paese il 19 marzo, che uccisero in totale 56 persone, erano per "vendicare quelli che sono stati giustiziati da voi (il governo).

 

"Le esecuzioni in Iraq hanno spinto le Nazioni Unite, così come la Gran Bretagna, l'Unione Europea e organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch, a chiedere alle autorità di Baghdad l’introduzione di una moratoria.

 

Catherine Ashton, responsabile della Ue per la politica estera, si è detta il 27 marzo "profondamente" rammaricata per la ripresa delle esecuzioni in Iraq, mentre il governo di Baghdad si è impegnato a rivedere i casi di persone arrestate a seguito delle proteste nelle aree sunnite del Paese. (fonte Nessuno tocchi Caino)

 

 


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