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18/11/24 ore

'Sono streghe', due donne torturate e decapitate in Papua Nuova Guinea


  • Serena Guerrera

La persecuzione alle streghe, donne sospettate di compiere sortilegi, malefici, fatture e sciagure, sembra essere purtroppo, ottocento anni dopo la terribile Inquisizione, un fenomeno ancora esistente in alcuni Paesi, come la Papua Nuova Guinea, nel Pacifico.

 

Dopo la morte di Kepari Leniata, 20 anni, bruciata viva perché accusata della morte di un bimbo di 6 anni imputata alle sue 'pratiche magiche', e quello accaduto il 28 marzo scorso, quando sei donne e un uomo sono stati catturati, spogliati per poi essere letteralmente torturati da aggressori che si sono accaniti contro di loro inserendo bastoni roventi nei loro organi genitali per poi bruciarli vivi, il fenomeno “caccia alle streghe” continua impunemente a non fermarsi.

 

Altre due donne anziane, infatti, sono state torturate per tre giorni e poi decapitate nell'isola orientale di Bougainville. Le autorità locali, chiamate per tentare di liberare le vittime, non è riuscita a fermare quanto stava accadendo: "Non abbiamo potuto fare assolutamente nulla" ha infatti riferito il capo della polizia, Herman Birengka.

 

Il motivo della morte delle due donne affonda, ancora una volta, le radici in una profonda credenza molto osservata nel paese secondo la quale quando muore un uomo la colpa è sempre di qualcuno: non si accettano in alcun modo cause naturali per sfortuna, malattie, incidenti o morte. A favorire il proliferare di tutto questo una legge, 'l’Atto sulla stregoneria' del 1971, che esalta la "stregoneria innocente" e punisce le forme "vietate" di stregoneria.

 

Una legge della quale molte associazioni per i diritti umani, come Amnesty International, da anni ormai chiedono l'abolizione: al governo viene chiesto di adottare azioni preventive e di punire chi commette e chi permette ancora che si verifichino questi cruenti e arcaici fenomeni.


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