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22/12/24 ore

Eutanasia legale, la guerra di Piera


  • Florence Ursino

“Danno da bere una bibita, e poi uno si addormenta. Si addormenta. E basta”. Questa è il racconto di una guerra, la guerra di Piera, che arrivò a varcar la frontiera in un bel giorno di primavera. “Sono morta il 13 aprile, quando il chirurgo mi ha detto per la prima volta che non c'era nulla da fare” racconta lei, 76 anni, un tumore in fase terminale, il fegato “impazzito” che la farà diventare nera, “color acciaio”, fino a farla morire di dolore.

 

E non è tra spasmi e incoscienza che Piera Franchini, membro di Rifondazione Comunista a Venezia, ha deciso di chiudere gli occhi: come Lucio Magri, fondatore de il 'Manifesto', la donna ha lasciato l'Italia per la Svizzera, la terra dell'ultima possibilità, della scelta. Qui, lontano da casa, Piera ha messo la parola fine alla sua vita. Per eutanasia.

 

Un percorso ultimo di dignità, quello della donna, che l'Associazione Luca Coscioni ha voluto condividere con lei, accompagnandola oltreconfine, tramutando in immagini la lucida fermezza che non vuole e non può accettare un insensato accanimento.

 

In un video di 3 minuti, che apre la campagna 'Eutanasia legale' e la prima giornata di mobilitazione nazionale per la raccolta di firme sulla proposta di legge, l'associazione radicale racconta i gesti lenti, la voce incrinata, le mani ferme, gli occhi persi in attesa di quel 29 novembre, data in cui in una località vicino a Lugano il sonno è diventato morte, mani dolci a chiudere le palpebre.

 

Questa era la volontà di Piera, una delle coraggiose persone che hanno risposto alla campagna 'A.A.A. Malato terminale cercasi', con cui l'associazione Coscioni intende raccogliere forti testimonianze di malati terminali in gradi di smuovere le coscienze di quanti con irrazionale ostinazione si abbattono sul corpo del malato, spogliandolo della veste più preziosa: la libertà.

 

Come Piera, 30 italiani ogni anno si rifugiano tra tra le pietose braccia dei medici svizzeri che li accompagnano lì, in un luogo che forse è meno spaventoso degli artigli acuminati del dolore contro cui nessuna terapia è sufficiente.

 

Anche l'Italia, come la Svizzera, l'Olanda, il Belgio e il Lussemburgo, deve poter offrire quel 'lì': il primo passo è quello di raccogliere le 50.000 firme necessarie per depositare la proposta di legge di iniziativa popolare che prevede la legalizzazione dell'eutanasia. Domani, perciò, è mobilitazione straordinaria, è il tempo 'del cuore del malato, del cuore della politica'. E' la giornata del rispetto.


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