'Tolleranza zero': è quanto si prefigge il Programma di sensibilizzazione Unfpa (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) e Unicef per l'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili (Mgf), pratica 'tradizionale' a cui, sino ad oggi, sono state sottoposte “125 milioni di donne e ragazze in 29 paesi fra Africa e Mediterraneo” e che – secondo le stime – mieterà almeno altre 30 milioni di vittime nei prossimi 10 anni.
Un obiettivo che è anche al centro della conferenza internazionale sulle Mgf che si è aperta questa mattina all'Auditorium di Roma e che vede la partecipazione della Ministra degli Esteri Emma Bonino, del Direttore esecutivo dell'Unfpa e Sottosegretario generale dell'Onu, Babatunde Osotimehin, e dei rappresentanti di paesi africani e di organizzazioni impegnate nella lotta quella che le Nazioni Unite hanno riconosciuto come una grave violazione dei diritti umani di donne, ragazze e bambine.
Soltanto un anno fa, nel dicembre 2012, al Palazzo di vetro l'Assemblea generale all'unanimità decise di adottare la Risoluzione 67/146, mirata ad intensificare l'impegno mondiale per l'eliminazione delle Mgf: scopo della conferenza indetta oggi è appunto quello di descrivere le misure che si stanno applicando nei vari paesi e i progetti messi in cantiere. I dati contenuti nel rapporto Unicef 2013 parlano di un calo delle mutilazioni nell'ultima generazione, in tutti e 29 paesi dove è maggiormente diffusa: in Kenia, ad esempio, mentre è stato soggetto alla pratica il 49% delle quarantenni, oggi solo il 15% delle adolescenti lo è.
La percentuale delle donne mutilate si è notevolmente abbassata anche in Nigeria (dal 38% al 19%), in Liberia (dall'85% al 44%) e in Burkina Faso (dall’89% al 58%), mentre è rimasta pressocchè uguale in Somalia (dal 99% al 97%) e in Mali (dall’89 all’88%). Entro la fine del 2013 almeno uno tra i quindici paesi africani coinvolti nel Programma comune di Unfpa e Unicef (Burkina Faso, Gibuti, Egitto, Eritrea, Etiopia, Gambia, Guinea, Guinea Bissau, Kenya, Mali, Mauritania, Senegal, Somalia, Sudan, Uganda) potrebbe dichiarare l'abbandono delle mutilazioni sulle donne nelle comunità del proprio territorio, mentre l'addio definitivo a questa orrenda pratica è già auspicabile entro una generazione, soprattutto – spiega Osotimehin – se la comunità mondiale vorrà unirsi all'impegno dell'Onu e di tante ONG internazionali”.
“Tutti sappiamo che l'Italia, come altri paesi, sta attraversando un periodo economico difficile – ha sottolineato a questo proposito la ministra Bonino, da sempre in prima linea nella lotta alle Mgf – quindi continuare a mantenere gli impegni non è facile, ma spero che l'opinione pubblica e la società civile sostengano il supporto al delicato tema delle mutilazioni genitali femminili”.
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