Ventotto Paesi hanno discusso all’ultimo Consiglio d’Europa di immigrazione e di come affrontare una questione che ha scosso l’opinione pubblica mondiale e sollevato finalmente l’attenzione mediatica, in seguito al naufragio di oltre 350 persone nelle acque mediterranee, lo scorso 3 Ottobre.
Tuttavia, deludenti e pressoché inconcludenti sono apparse le raccomandazioni enunciate nel documento che è stato prodotto a termine dell’incontro. In esso è scritto che occorre rafforzare l’attività dell’Agenzia Frontex nel Mediterraneo e lungo i confini sudorientali dell’UE. Viene inoltre richiesta la rapida attuazione da parte degli Stati del programma Eurosur, il nuovo sistema europeo di sorveglianza delle frontiere.
E’ poi attribuito alla neonata Task Force per il Mediterraneo, il compito di individuare “le azioni prioritarie per un uso più efficace a breve termine delle politiche e degli strumenti europei”, secondo i principi di “prevenzione, protezione e solidarietà”. Dei risultati conseguiti da quest’ultima si discuterà nel Consiglio d’Europa del 5 e 6 Dicembre e sono rimandate a quelle date ulteriori “decisioni operative”.
Viene inoltre procrastinata a giugno 2014 la discussione in materia di diritto di asilo e di immigrazione, così come l’individuazione di “linee guida per un’ulteriore pianificazione legislativa e operativa in tema di libertà, sicurezza e giustizia”.
L’Europa rimanda quindi a una data differita nel tempo di ulteriori 8 mesi la necessità di affrontare e risolvere le gravi problematiche che solcano il Mediterraneo e che si confrontano ogni giorno con l’incapacità di gestire in maniera efficace l’emergenza umanitaria. Né può essere trovata una soluzione, se pure “temporanea”, nell’abbinamento dei controlli intensificati alle frontiere con l’attuazione delle pratiche di soccorso, realizzati magari attraverso lo stesso organismo impegnato nelle manovre di respingimento.
Anche le Organizzazioni umanitarie hanno denunciato le deludenti conclusioni cui si è giunti e l’incapacità di intraprendere azioni concrete per proteggere la vita dei migranti e dei rifugiati lungo le frontiere europee. “Priorità dell’Europa non è chiaramente quella di salvare vite umane o di proteggere le persone lungo i confini, ma di impedire alla gente di arrivare a tutti i costi, anche se queste persone hanno bisogno di sicurezza e di aiuto”, ha dichiarato Nicolas Beger, direttore dell’Ufficio istituzioni europee di Amnesty International. Nessuna misura di quelle enunciate nelle conclusioni raggiunte dall’ultimo Consiglio d’Europa impedirà ulteriori perdite di vite nel Mar Mediterraneo, ha ribadito per l’organizzazione umanitaria.
Delusione è stata inoltre espressa da parte del Consiglio Italiano per i Rifugiati soprattutto perché non è stato affatto affrontato il tema di una modifica del Regolamento di Dublino il quale prevede attualmente che la richiesta di asilo vada inoltrata nel primo Paese in cui il migrante abbia messo piede. In questo modo non viene rispettato il diritto di scelta individuale, “né viene favorita una condivisione di responsabilità, in termini di messa a punto di soluzioni di accoglienza, tra i diversi Stati dell’Unione europea”, sostiene Christopher Hein, direttore del CIR.
E’ mancata inoltre l’introduzione di misure indispensabili per chi ha bisogno di protezione internazionale affinché usufruisca di canali di ingresso legale e protetto nel territorio dell’Unione europea.
Dalla riunione dei leader europei è emersa anche la necessità di cooperare con i Paesi terzi che sono molto spesso i territori attraversati o da cui partono le popolazioni migranti; tuttavia, allo stato attuale, risulta molto difficile che realtà come la Libia e l’Egitto possano garantire la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, tanto nel limitare le partenze dei migranti, quanto nel favorire la riammissione nel loro territorio.
Il Premier Enrico Letta ha sostenuto che il risultato raggiunto durante lo scorso Consiglio d’Europa è stato “sufficiente rispetto alle aspettative”, anche se non è possibile credere che questo “conforto” raggiunga in maniera altrettanto sufficiente i migranti dispersi in mare o quelli che partono e non sanno se e dove arriveranno.
Il presidente del Consiglio ha inoltre detto che è importante che in tale occasione sia stato “incorporato il concetto di solidarietà, che non era scontato” e che si sia giunti a considerare europeo il tema dell’immigrazione.
Viene ancora da chiedersi quanto la solidarietà dichiarata sia consistente rispetto a quella presunta e quanto tempo ancora debba passare, prima di superare la sensazione di vuoto che separa le parole dai fatti, così come i migranti dalle sponde d’Europa.
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