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05/12/25 ore

Il cognome materno è un diritto, Strasburgo bacchetta l'Italia



La scelta di dare ai figli il cognome di mamma deve essere garantita ai genitori: così ha deciso la Corte europea dei diritti umani, secondo cui imporre alla prole il solo cognome paterno è una discriminazione e una violazione del diritto al rispetto della vita familiare e privata.

 

Strasburgo ha quindi condannato l'Italia per aver violato i diritti di una coppia di coniugi milanesi a cui nel 1999 è stata negata la possibilità di registrare la figlia all'anagrafe con il cognome della madre invece di quello del padre.

 

Due anni dopo la richiesta dei genitori era stata bocciata anche dal tribunale di Milano il quale ha spiegato che, nonostante non vi sia alcuna disposizione giuridica perchè un neonato sia registrato con il cognome del padre, questa regola corrisponde a un principio ben radicato nella coscienza sociale e nella storia italiana: i due hanno quindi fatto ricorso alla Corte europea, vincendo.

 

“Se la regola che stabilisce che ai figli legittimi sia attribuito il cognome del padre – sostengono i giudici - può rivelarsi necessaria nella pratica, e non è necessariamente una violazione della convenzione dei diritti umani, l'inesistenza di una deroga a questa regola nel momento dell'iscrizione all'anagrafe di un nuovo nato è eccessivamente rigida e discriminatoria verso le donne”.

 

La sentenza, che sarà definitiva fra tre mesi, sollecita dunque l'Italia ad adottare “riforme legislative o di altra natura” per rimediare alla violazione riscontrata, sottolineando come la possibilità - introdotta nel 2000 - di aggiungere al nome paterno quello materno non è sufficiente a tutelare l'eguaglianza tra i coniugi.

 

“La Corte di Strasburgo ha ragione – ha commentato con un tweet il premier Enrico letta - adeguare in Italia le norme sul cognome dei nuovi nati è un obbligo”. E diversi esponenti politici si sono dichiarati pronti a riformare la legislazione italiana, come richiesto dalla Corte di Strasburgo. (F.U.)


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