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24/12/24 ore

Aborto, l'obiezione ottusa di coscienza



 Una storia come tante, quella di Valentina e Fabrizio, l'ultima coppia che in ordine di tempo ha ottenuto dal Tribunale di Roma un'ordinanza che solleva il dubbio di legittimità costituzionale della legge 40 sulla fecondazione assistita. I due hanno infatti chiesto di poter accedere alle tecniche riproduttive, anche se in assenza del requisito di sterilità, e alla diagnosi preimpianto a causa di una patologia genetica trasmissibile molto grave della giovane donna.

 

Quest'ultima nel 2010 rimane incinta e, consapevole dei rischi per il feto, si sottopone a villocentesi: “20 giorni dopo, il Policlino, dove avevo effettuato l'esame, mi comunica che la nostra bambina era affetta da una grave malattia e mi consiglia un'interruzione della gravidanza” racconta Valentina.

 

Presa la decisione, la coppia ha trovato una ginecologa non obiettrice disposta a firmare il foglio di ricovero nell'ospedale romano dove sarebbe stato praticato alla ragazza l'aborto terapeutico tramite induzione del parto. E l'incubo ha inizio. “Dopo 15 ore di travaglio – spiega la donna – dolori lancinanti, vomito e svenimenti, con obiettori che entravano e uscivano dalla stanza, e nonostante avessi chiamato per ben due volte le infermiere, mi sono ritrovata a partorire sola, con l'unico aiuto di mio marito, dentro un bagno dell'ospedale”.

 

Il perchè è scandalosamente chiaro: in quelle 15 ore di travaglio erano cambiati i turni dei medici e in quel momento tutti i dottori presenti erano obiettori. “Questa è omissione di soccorso – spiega Filomena Gallo, segretaria dell'Associazione Luca Coscioni e legale della coppia., presentando in conferenza stampa il provvedimento del Tribunale capitolino – un reato penale, anche se la coppia ha deciso di non denunciare la struttura. E' la dimostrazione di come la legge 194 in Italia non garantisce sempre la presenza di un medico non obiettore nel caso dell'interruzione volontaria della gravidanza”.

 

Valentina e Fabrizio sono tornati a casa dopo qualche ora. Continuano a volerlo, quel figlio, e l'unica soluzione per averlo sano sarebbe effettuare la diagnosi pre-impianto in embrione ottenuti in vitro, dove prima dell'impianto in utero, si può verificare la presenza di malattie genetiche o di alterazioni cromosomiche.

 

Ma la legge 40, in vigore da 10 anni, proibisce l'accesso alle analisi pre-impianto alle coppie fertili; e Valentina, hailei, nonostante sia portatrice di una grave malattia genetica trasmissibile, è fertile.

 

“L’8 aprile la Corte Costituzionale si esprimerà sulla legittimità della norma, altre due recenti sentenze del tribunale di Roma rimandano alla Consulta altre parti di una delle peggiori leggi della storia, varata senza fondamento scientifico né giuridico” afferma Gallo, secondo cui “la legge non è uguale per tutti e crea delle discrepanze notevoli”.

 

Discrepanze su cui anche la Corte dei diritti dell'Uomo di Strasburgo si è espressa, condannando l'Italia per violazione della Carta fondamentale e chiedendo ai nostri legislatori di adeguare la normativa vigente alle indicazioni europee. (F.U.)

 

 L'ulteriore decisione del Tribunale di Roma in materia di fecondazione assistita. Conferenza stampa Ass. Luca Coscioni (da Radio Radicale.it)

 

 

 


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