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16/11/24 ore

Dibattito: Rom, il racconto mediatico tra realtà e stereotipi



Seguendo il dibattito "Rom, il racconto mediatico tra realtà e stereotipi", tenutosi lo scorso giovedì al Senato nella Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro, nel quale si è discusso, con testimonianze dirette, degli sgomberi dai campi nomadi, non si poteva non pensare a come in questi giorni l'illuminazione mediatica sul sindaco di Roma Ignazio Marino sia stata tutta sulla certo meritoria trascrizione nel registro comunale dei matrimoni contratti all’estero da 16 coppie gay, dimenticandosi di tutto il resto.

 

Il Sindaco, ormai investitosi della missione di "paladino dei diritti civili", con lo sgombero forzato del campo di via Salviati nel settembre 2013 aveva, di fatto, disatteso le speranze alimentate da una campagna elettorale di promesse su uno dei temi più censurati del dibattito italiano, quello che riguarda la minoranza di Rom, Sinti e Caminanti.

 

Il termine  Nomadi è stato, infatti, bandito dagli atti amministrativi ad aprile, quando Marino annunciava la formale "rivoluzione terminologica" inaugurata proprio dalla sua amministrazione,  proclamando il valore del suo atto simbolico nell’ottica del "superamento delle discriminazioni".

 

Lo spunto della discussione è stata la proiezione del documentario "Dragan aveva ragione", realizzato da Gianni Carbotti e Camillo Maffia, testimonianza efficace e indiscutibile di quello che nei campi è avvenuto e avviene.

 

 

E’ la "deriva del politically correct", come ha detto Giuseppe Rippa (direttore di Quaderni Radicali e di Agenzia Radicale) commentando il perbenismo intellettuale applicato secondo convenienza, il cui marchio distintivo è la sostanziale continuità delle scelte politiche di destra e sinistra e  a cui si aggiunge nella particolare "questione Rom" la caparbia insistenza di tutti gli schieramenti nella promozione della  "politica dei campi", vergogna italiana che fa sempre rima con  discriminazione legale, istituzionalizzata.

 

Lo ha ribadito Marco Perduca, già senatore radicale, che ha condotto il dibattito e che ha sottolineato come anche nelle sedi istituzionali europee siano state segnalate tutte le inquetanti discriminazioni che questa minoranza subisce nel nostro paese.

 

Del resto, la comodità dell’esilio extraurbano e della ghettizzazione risolutiva è avvalorata dall’assunto "i Rom vogliono vivere nei campi" e si consuma alla luce di quell’accordo tacito, di cui ha parlato Carlo Stasolla Presidente dell’Associazione 21 Luglio, "siglato tra società maggioritaria e istituzioni".

 

Ha, dunque, una sua coerenza anche l’esclusione del documentario, che ha già il suo innegabile valore storico, dalla partecipazione al Festival del Cinema di Roma; d’altronde viene da dire: "a chi giova"?

 

 

La comunità Rom è da tempo la vittima prescelta dello scaricabarile della "non sicurezza" della città, della mistificazione legittimata e della forzatura del dato, come se l’invasione di cui viene accusata possa essere realmente messa in atto da alcune migliaia di persone su un totale di 3  milioni di romani, paradosso esposto da Maffia in chiusura di  conferenza.

 

E’ nell’ istituzione del "sistema delle discariche" materiali e umane, di cui ha parlato il giornalista Dimitri Buffa, il dramma attuale. I 60 milioni di euro del "Piano Nomadi" di Gianni Alemanno sono stati l’esempio più evidente di ingenti somme di denaro destinate ad una risoluzione di natura volutamente e sostanzialmente esclusivistica, in nome di quella "tolleranza ipocrita" denunciata dal senatore Luigi Manconi, Presidente della Commissione straordinaria per i diritti umani, che ha reso possibile l’incontro e che ha introdotto l'avvenimento con il suo saluto introduttivo.

 

 

In apertura del dibattito le testimonianze di alcuni residenti dei campi romani, tra i quali il portavoce Dragan che dà il titolo al documentario, mentre  a conclusione dei 5 interventi il giornalista di Radio Radicale Andrea Billau che ha fornito un’articolata contestualizzazione politica, evidenziando le numerose  contraddizioni e la gestione inadeguata delle politiche sociali del Comune di Roma.

 

Ludovica Passeri

 

(foto di Bengje Basili Morris)

 

 - ROM: il racconto mediatico tra realtà e stereotipi (audio da Radio Radicale)

 

 


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