Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

18/11/24 ore

Immigrazione in rotta sull’Egeo: il nuovo fronte che impegna l’Europa


  • Francesca Pisano

Promessa è stata fatta e l’Europa si prende l’incarico di affrontare la questione migranti combattendo lo sfruttamento di esseri umani praticato dai trafficanti e lavorando per adottare una politica dell’immigrazione. I rinnovati buoni propositi sono stati confermati da Dimitris Avramopoulos, il nuovo commissario all’immigrazione dell’Ue che, in risposta a quanto accaduto negli ultimi giorni a bordo delle navi Blue Sky M. e Ezadeen, ha parlato della necessità di "un’azione risoluta e coordinata di tutta l’Unione" che potrà realizzarsi con "l’impegno e la determinazione".

 

Nella stessa direzione vanno anche le dichiarazioni del presidente della Commissione Europea Juncker, che ha anche annunciato un aumento delle risorse da impiegare nella missione internazionale Frontex, affinché vengano messe in atto delle operazioni di controllo delle frontiere che vedano coinvolti tutti gli Stati d’Europa congiuntamente.

 

Una proposta per affrontare allo stesso tempo anche la questione rifugiati e il diritto di asilo dovrebbe essere lanciata entro la prossima primavera, alla luce anche di quanto emerso dai recenti avvenimenti sul fenomeno immigrazione, che sta assumendo delle forme e delle “tecniche” diverse.

 

In particolare per la rotta Turchia-Mar Egeo-Italia, secondo le indagini della polizia sia per quanto riguarda Ezadeen che Blue Sky, gli scafisti avrebbero abbandonato le navi, forse confondendosi fra gli stessi migranti, dopo un giorno di navigazione e dopo aver impostato il pilota automatico perché le navi potessero raggiungere l’Italia rifornite del carburante necessario a non impattare la costa, ma per fermarsi in tempo. Non si tratta quindi dei gommoni o dei barconi che conosciamo, ma di navi anche se in condizioni pessime e anche se il prezzo di un posto può arrivare anche a 8.000 dollari.

 

Tutto questo incrementa un business della disperazione, per il quale a pagare, non solo in denaro, sono – secondo fonti del Ministero dell’Interno - “medici, ex militari e professionisti che hanno buone possibilità economiche, quindi possono scegliere i mercantili perché li ritengono più sicuri rispetto ai barconi». 

 

Per quanto riguarda la Ezadeen, battente bandiera della Sierra Leone, aveva a bordo oltre 350 migranti siriani ed è approdata il 2 gennaio a Corignano Scalo in Calabria, grazie all’intervento della guardia costiera italiana, le cui unità si sono calate dagli elicotteri sulla nave che aveva i comandi fuori uso. A riportarla verso terra è stata poi la Tyr, un’imbarcazione svedese della missione Frontex.

 

Il 31 Dicembre un altro cargo battente bandiera moldova, il Blue Sky, con a bordo oltre 760 migranti ha attraccato a Gallipoli; anche in questo caso, gli uomini della Capitaneria di porto di Gallipoli sono intervenuti calandosi dagli elicotteri e hanno portato l’imbarcazione in salvo.

 

A imbarcarsi sempre più spesso sono bengalesi, afghani, pakistani e siriani che scelgono di arrivare in Grecia, partendo dalla Turchia e attraversando condizioni disperate, per raggiungere l’Italia, con obiettivo reale di arrivare in Paesi come la Germania, l’Olanda e la Svezia. Il trasporto per la rotta Grecia–Italia, avviene per queste persone appendendosi alle ruote di un tir, o nascondendosi fra le merci di un camion o ancora fra i bagagli di un pullman di turisti.

 

A far emergere il problema serio della rotta Egeo-adriatico in tutta la sua drammaticità è stato a fine 2014 anche il naufragio della la Norman Atlantic, incendiata in mare tra la Puglia e l’Albania. Come è ormai noto, sono state registrate incongruenze fra registrati all’imbarco e numero complessivo includente morti e dispersi. Per questo gli inquirenti stanno fra l’altro indagando sulla presenza di clandestini a bordo, forse per il coinvolgimento nel traffico di migranti da parte di membri dell’equipaggio, della compagnia marittima o della capitaneria di porto greca.

 

 


Aggiungi commento