Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

26/11/24 ore

Aborto, l’inutile risoluzione del Parlamento europeo sui diritti sessuali e riproduttivi



Tra le deliberazioni che lasciano il poco tempo che trovano di un Parlamento europeo già privo di poteri effettivi ci sono quelle che stabiliscono alcuni principi e indirizzi ai quali più o meno uniformarsi, che hanno però la premura di rimarcare quanto poi in materia resti l’autonomia di ciascuno stato di fare da sé. È il caso della cosiddetta risoluzione non legislativa Tarabella sulla parità uomo-donna, in particolare in tema d’aborto e contraccezione.

 

Un anno fa la risoluzione Estrela, che si occupava di «lotta contro la violenza in relazione ai diritti sessuali e riproduttivi» non superò la prova e fu bocciata col contributo di molti deputati del Pd. Questa volta, per trovare la quadra ed evitare gli agguati “prolife”, è stato introdotto un emendamento per far digerire al fronte cristiano-cattolico la parte in cui si sostiene che le donne devono «avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto».

 

In sostanza, la postilla del PPE ribadisce – recita una dichiarazione di voto a favore twittata dalla deputata Pd Silvia Costa “che sanità e diritti sessuali e riproduttivi sono competenza nazionale” e che quindi il documento potrà servire giusto per alimentare il mare magnum di retorica urticante in occasione dell’8 marzo di ogni anno.

 

La conferma pratica, ironia delle coincidenze, di questa autonomia statuale è stata fornita nello stesso giorno dal nostro Paese a proposito della «pillola dei 5 giorni dopo», che potrà essere venduta solo dietro prescrizione medica indipendentemente dall’età della richiedente. La decisione è stata presa dal Consiglio superiore di sanità, che ha deliberato il parere sul farmaco EllaOne, « soprattutto per evitare - si legge in una nota del ministero della Salute - gravi effetti collaterali nel caso di assunzioni ripetute in assenza di controllo medico».

 

Ciò in controtendenza rispetto a quella assunta dalla Commissione europea (a cui si stanno uniformando tutti gli stati europei), che il 12 gennaio scorso ha autorizzato invece la possibilità di comprare il farmaco direttamente, senza necessità di prescrizione, dopo il parere positivo rilasciato a novembre dalla Commissione per i prodotti medicinali umani (Chmp) dell’Agenzia europea dei medicinali, secondo cui ellaOne funziona meglio nelle prime 24 ore e può essere utilizzata in sicurezza senza prescrizione medica. (A.M.)

 

 


Aggiungi commento