La legge c'è, ma ancora una volta le istituzioni sono pronte a non rispettarla, anche se questa riguarda il rispetto dei più basilari diritti umani. In attuazione di una legge approvata un anno fa, infatti, da domani 31 marzo 2015 i ben tristemente noti Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) verranno chiusi definitivamente.
In gran parte dei casi, tuttavia, tra le costanti proroghe e i soliti ritardi, questo avverrà solo sulla carta. La legge n. 81 del 30 maggio scorso, varata dopo innumerevoli rinvii, prevede la chiusura entro la fine di questo mese dei sei Opg ancora in vita nel Paese, e che ospitano attualmente circa 700 persone.
La storia è nota: sostitutivi, in virtù della legge Basaglia del '78, dei terribili manicomi criminali, nella pratica le nuove strutture istituite per il ricovero dei detenuti con problemi psichiatrici hanno finito col mantenere le caratteristiche disumane e degradanti che nella teoria ci si prefiggeva di superare.
Un’inchiesta parlamentare del 2011 all’interno degli Opg portò alla luce una realtà già di dominio pubblico seppur nell'ipocrisia delle istituzioni, fatta di maltrattamenti, abusi e mancanza di cure, accertando situazioni al limite della violazione dei diritti umani. Da qui l’intenzione di chiuderli definitivamente e di sostituirli con le cosiddette Rems (Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza detentive), strutture più piccole di capienza massima di 20 posti, senza celle e altre forme contenitive delle libertà personali, e in cui le ASL possano avviare progetti terapeutico-riabilitativi individuali che assicurino ai pazienti il diritto alle cure e al reinserimento sociale. Gli internati saranno trasferiti nelle Rems in base alla provenienza, tornando dunque nelle regioni d'origine.
Il problema, tuttavia, al di là degli eccessivi allarmismi circa i possibili rischi per la sicurezza sociale, sta nel fatto che come al solito, nonostante la necessità di chiudere gli Opg sia stata sottolineata da tutti negli ultimi anni e che la scadenza prevista sia ormai dietro l'angolo, solo pochissime regioni si sono organizzate a dovere per accogliere un obbligo che, prima ancora che legislativo, risulta essere umano. Mentre nella migliore delle ipotesi le regioni sono in ritardo, nella peggiore queste non sono state neanche capaci di individuare la struttura necessaria per ospitare i pazienti.
La situazione peggiore è in Lombardia e in Veneto, dove l'inadempimento delle istituzioni potrebbe far scattare, come previsto dalla legge, addirittura il commissariamento da parte del governo, ormai stufo di concedere ulteriori proroghe.
L'inferno degli ospedali psichiatrici, insomma, è lontano dall'essere superato. Col paradosso di uno Stato che, oltre a reiterare la violazione dei più fondamentali principi dello stato di diritto, aggiunge a questa ingiustizia l'ulteriore vergogna di varare delle riforme senza garantire che poi queste siano effettivamente applicate.
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