È prevista per oggi 31 marzo 2015 la chiusura definitiva degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari: i circa 700 internati, che popolano le sei strutture rimaste, verranno in parte dimissionati e inseriti in percorsi di recupero individualizzati. I 450 pazienti ritenuti “non dimissibili” saranno, invece, destinati alle nuove Residenze per l’esecuzione di misure di sicurezza detentive (Rems), che avvieranno un’azione di recupero e una rottura sostanziale con la storia di emarginazione e abbandono che i vecchi manicomi criminali e i più moderni OPG raccontano.
Tuttavia, nel giorno della scadenza prevista dalla legge sono ancora molte le incognite e le incertezze. Il comitato nazionale Stop OPG, impegnato dal 2011 per l’abolizione di questo istituto “inaccettabile per la sua natura”, ha annunciato la mobilitazione ad oltranza per una dismissione che sia “senza proroghe e senza trucchi” e che non produca, come si teme, una miriade di “piccoli OPG”.
Ad un anno dal dl di proroga firmato “con estremo rammarico” dall’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, le regioni sembrano affrontare ancora una volta con difficoltà il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Arrancano Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Puglia e Calabria secondo i dati di Stop OPG. Le due strutture di Grugliasco e Biella apriranno solo dopo il primo settembre. È, invece, prevista per il 4 maggio l’apertura delle due Rems in provincia di Trieste e Pordenone. La regione Puglia metterà a disposizione a fine maggio 20 posti, mentre si protrarrà fino al primo luglio l’attesa per la residenza di Santa Sofia d’Epiro, in provincia di Cosenza.
Tra scadenze e ritardi si barcamenano tutte le regioni, fatta eccezione per il Veneto, che in polemica con soluzioni “raffazzonate”, affronta il momento di transizione nella più completa impreparazione. L’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto ha definito la sua regione “seria”, anziché “inadempiente”. “Il Veneto” ha detto Coletto“ ha già individuato la sede e il progetto per la realizzazione di una nuova struttura definitiva con tutte le caratteristiche necessarie di sicurezza e di umanità”. Il rischio, a cui va incontro la regione, è quello del commissariamento. Il sindaco di Roma Ignazio Marino, già Presidente della “Commissione parlamentare d’inchiesta per l’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale”, si è dichiarato favorevole all’intervento di un “commissario che tolga alle regioni inadempienti il potere di indirizzo e di utilizzo delle risorse per la cura delle persone”.
Reduce da un giro di ispezioni negli OPG disseminati sul territorio, Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani, è intervenuta al convegno “Ergastolo Bianco”, denunciando il ricorso da parte di molte regioni a soluzioni temporanee, il relativo rilascio di licenze a privati e l’assenza di misure di controllo previste per le Rems.
Per Francesco Saverio Moschetta, ex direttore dell’Ospedale psichiatrico di Teramo, città che ha ospitato il convegno tenutosi il 26 marzo, il rischio è che lo psichiatra” si trovi in quella situazione di ambiguità per cui deve curare e insieme custodire”. La legge n. 9 del 2012 prevede, infatti, l’esclusiva gestione sanitaria delle strutture e il confinamento delle forze dell’ordine all’esterno delle Rems, impegnate in un controllo perimetrale di vigilanza esterna. Il paradosso per Moschetta consiste nell’affidare ai medici strutture concepite per l’esecuzione delle misure di sicurezza detentive.
A preoccupare la magistratura è, invece, la disposizione della legge 81 del 2014, che prevede la revoca delle misure di sicurezza per quegli internati che, anche se ritenuti pericolosi, abbiano “superato il limite massimo della pena edittale”. Il problema che si pone, secondo il Presidente del Tribunale di Teramo Giovanni Spinosa, è quello dell’organizzazione di una società, che a fronte delle nuove misure dovrà provvedere a “un’assistenza forte e coordinata” di tutela e controllo sul territorio.
Nel giorno della svolta è forte la diffidenza con cui si guarda alle Rems. Anche il complesso, sebbene atteso, processo di chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari viene accolto con prudenza. Intanto, si assiste all’inedita centralità conquistata dall’idea di “inclusione” nella riflessione che ha reso protagonisti quei luoghi di secolare segregazione e profonda solitudine da troppo tempo dimenticati dalla sensibilità civile.
Ludovica Passeri
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