Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

22/12/24 ore

Unioni civili, il pungolo della Corte europea dei diritti umani



Esattamente 3 anni fa si scriveva su questa Agenzia di “bega del Partito democratico” su uno dei temi, quello delle Nozze gay, che fanno salire la tensione tra l‘anima laica del partito e quella che risponde ai dettami di Sanctæ Romanæ Ecclesiæ. Una situazione classica che investe più in generale e trasversalmente l’intero Parlamento e che si tramanda di legislatura in legislatura, senza che se ne venga a capo, con proposte di legge che si perdono per strada, lasciando solo il ricordo di acronimi bizzarri e respingenti (pacs, dico, didore…), mentre resta il vuoto normativo a dispetto della necessità di legiferare per adeguarsi ai mutamenti di una società in evoluzione.

 

Ad ingarbugliare la situazione contribuiscono le differenze legislative via via incorse fra Paesi che hanno generato il cosiddetto turismo matrimoniale, con relativa e successiva richiesta di riconoscimenti di quanto celebrato all’estero, nel tentativo di ottenere de facto ciò che la legge non prevede. In proposito, è recente la querelle sui riconoscimenti simbolici di alcuni sindaci per sensibilizzare il legislatore. Meno recenti, invece, i ricorsi a organismi di giustizia trasnazionale per mettere in mora in qualche modo l’Italia, anche se con effetti più mediatici che immediatamente concreti.

 

Ma questo non toglie che la sentenza di oggi della Corte europea per i diritti umani (CEDU), con la quale si chiede in sostanza all’Italia il riconoscimento delle Unioni Civili, vada salutata con favore da chi si batte per i diritti ormai non più eludibili riguardanti una fetta sempre più consistente della popolazione.

 

In sostanza, la Corte di Strasburgo, pronunciandosi su un ricorso di tre coppie omosessuali che avevano richiesto invano ai loro comuni di fare le pubblicazioni per potersi sposare, ha condannato l’Italia per la violazione dell’articolo 8 della Convenzione CEDU sul «diritto al rispetto della propria vita privata e familiare». «La corte – si legge in una nota - ha considerato che la tutela legale attualmente disponibile in Italia per le coppie omosessuali non solo fallisce nel provvedere ai bisogni chiave di una coppia impegnata in una relazione stabile, ma non è nemmeno sufficientemente affidabile».

 

L’Italia ha ora tre mesi di tempo per impugnare il giudizio e chiederne il riesame alla Gran Camera, che potrebbe riaprire il caso. In caso contrario, ci dovrà, seguendo gli accordi delle convenzioni firmate, adeguarsi. Questo in teoria, nella pratica, tutto resta nelle mani e nella reale volontà di un parlamento quanto mai diviso malgrado i numeri a favore del governo dicano il contrario.

 

Non a caso, una delle leggi annunciata come priorità dal governo Renzi si è arenata, malgrado gli annunci, nelle sabbie mobili parlamentari. La base su cui ragionare è il disegno di legge Cirinnà, tuttora giacente in commissione Giustizia del Senato. Essa si richiama più o meno al modello tedesco delle Civil partnership e – come sintetizza ilpost.it - “...all’articolo 1 stabilisce che due persone dello stesso sesso possono costituire un’unione civile mediante dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile e alla presenza di due testimoni. I matrimoni contratti all’estero, e i matrimoni nei quali un coniuge abbia cambiato sesso, potranno essere riconosciuti come unioni civili.

 

Dal disegno di legge rimangono escluse le adozioni – una coppia omosessuale non può adottare un bambino 'terzo' senza legame con uno dei due partner, come possono fare le coppie eterosessuali – ma si prevede l’estensione per le unioni civili tra persone dello stesso sesso l’adozione del bambino che è già riconosciuto come figlio di uno solo dei due (figlio “naturale”, vorrebbero i cattolici del PD). Per quanto riguarda il regime giuridico nelle unioni civili tra persone dello stesso sesso, e cioè i rispettivi diritti e doveri, residenza, abusi familiari, interdizione, scioglimento dell’unione, il testo base prevedeva che per le unioni civili fossero validi gli articoli del codice civile relativi al matrimonio: stessi diritti e stessi doveri. Nel disegno di legge sono riconosciuti alla coppia i diritti di assistenza sanitaria, carceraria, unione o separazione dei beni, subentro nel contratto d’affitto, reversibilità della pensione e i doveri previsti per le coppie sposate.”

 

L’ostruzionismo che sta subendo il disegno di legge risiede nell’opposizione del Nuovo Centrodestra – che può vantare la mobilitazione di Carlo Giovanardi, alla quale si aggiungono le suddette beghe all’interno Partito Democratico, dove la componente cattolica, resta riottosa.

 

Nel tentativo (nonviolento) di velocizzare il cammino legislativo della norma è intanto in corso tempo uno sciopero della fame di Ivan Scalfarotto, tra i parlamentari del Pd più attivi. In suo soccorso giunge questa condanna di Strasburgo, che in quanto tale può valere per ora solo come pungolo. (A.M.)

 

 


Aggiungi commento