Nel mondo, ci sono 75 Paesi membri dell’ONU e 3 Territori in cui gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso sono ancora illegali (vedi allegato). Dal punto di vista geografico, con 34 Stati, l’Africa è il continente dove la criminalizzazione è più estesa, seguita dall’Asia con 25, dall’America Latina e Caraibi con 11 e dall’Oceania con 8.
Dal punto di vista religioso, molti sono portati a credere che il problema riguardi prevalentemente Paesi a maggioranza musulmana, che invece sono “solo” 38, mentre i Paesi cristiani sono 33, i buddisti 3, gli induisti 2 e altri 2 che seguono credenze locali.
La criminalizzazione per atti sessuali tra persone dello stesso sesso è portata alle estreme conseguenze della pena capitale in almeno 12 Paesi membri dell’ONU, tutti a maggioranza musulmana, dove è prevista dalla legge ordinaria o applicata in base alla legge della Sharia, che in alcuni casi funge da codice penale: Afghanistan, Arabia Saudita, Brunei Darussalam, Iran, Iraq, Mauritania, Nigeria, Pakistan, Qatar, Somalia, Sudan e Yemen.
Negli Emirati Arabi Uniti, avvocati e altri esperti non concordano sul fatto se la legge federale preveda la pena di morte per il sesso consensuale tra omosessuali o solo per stupro. Per l’esattezza, la pena di morte è praticata “legalmente” (in base alla legge ordinaria e/o della Sharia) in solo 5 dei 12 Paesi summenzionati: Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Sudan e Yemen. In un sesto Stato, l’Iraq, dove non è prevista dal codice ordinario, vi sono giudici e milizie in tutto il Paese che emettono condanne a morte per rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Inoltre, pur non prevista a livello federale, in 12 Stati del Nord della Nigeria e in alcune regioni autonome del Sud della Somalia, viene applicata ufficialmente. Infine, in Brunei Darussalam, che nel 2013 ha introdotto il nuovo Codice Penale della Sharia, la pena di morte per atti sessuali tra persone dello stesso sesso dovrebbe entrare in vigore nel corso del 2016, anche se è probabile che non sarà attuata, come non è stata mai praticata in Pakistan, Afghanistan e Qatar, dove è pure prevista dalla legge (ordinaria e/o della Sharia).
Come “esecuzioni extragiudiziarie” andrebbero invece classificate le decine di uccisioni decise da autoproclamati tribunali della Sharia ed effettuate dallo Stato Islamico (IS) in Siria e Iraq.
La legge della Sharia
La legge islamica della Sharia ha quattro livelli di fonti. La fonte primaria è il Corano (la rivelazione divina al Profeta Maometto). La seconda è il Hadith, la raccolta delle azioni del Profeta. La terza fonte è il Qiyas, il processo di ragionamento analogico basato sul Corano e il Hadith. Infine, vi è la Ijma, l’opinione generale tra gli studiosi. A rigor di termini, la legge della Sharia non ha un corpus distinto di “diritto penale”. Il diritto penale islamico è il diritto penale in conformità alla legge della Sharia. A differenza di altri sistemi giuridici, in cui i crimini sono generalmente considerati violazioni dei diritti dello Stato, la Sharia divide i reati in quattro categorie diverse a seconda della natura del diritto violato. Hudud, che significa “limiti”, è la categoria più grave e comprende reati previsti dal Corano (tant’è che sono definiti come “affermazioni di Allah”): bere alcolici, furto, adulterio, apostasia (che comprende la blasfemia), rapina a mano armata e ribellione. Fatta eccezione per il consumo di alcolici, le pene per tutti i reati Hudud sono specificate nel Corano o nel Hadith: la lapidazione, l’amputazione e la fustigazione. La seconda categoria è quella dei crimini Qisas, che coinvolgono le persone. Questa categoria comprende i reati di omicidio e lesioni, che sono trattati come una disputa privata e la responsabilità per l’azione penale è in capo alla vittima o ai suoi parenti. La punizione per questi crimini è una retribuzione di egual natura (Qisas) secondo il principio dell’occhio per occhio o una compensazione (Diya) come “prezzo del sangue”. In terzo luogo, la categoria Siyasah copre i reati che sono principalmente contro lo Stato e l’ordine pubblico. Il sovrano o lo Stato può stabilire le fattispecie di reato e le relative sanzioni che però devono essere conformi ai principi della Sharia. Infine, la categoria Tazir comprende qualsiasi reato che non ricada in quelli Hudud o Qisas e che quindi non ha la pena specificata nel Corano. L’omosessualità rientra in questo tipo di “reati” che possono essere puniti secondo la discrezionalità del giudice. Nel sistema della Sharia, la pena di morte è obbligatoria solo per una serie di reati Hudud.
La situazione Paese per Paese
Arabia Saudita. E’ il Paese islamico che applica la legge islamica nella maniera più rigida. La pena di morte è prescritta per sodomia e omosessualità. Un musulmano sposato che pratica la sodomia o un non musulmano che la pratica con un musulmano può essere lapidato a morte. Il 22 dicembre 2014, un uomo saudita, Suleiman bin Abdullah, è stato decapitato a Buraidah per il rapimento di un bambino. Dopo averlo legato, si è macchiato del “peccato di omosessualità”, ha detto il Ministero degli Interni in un comunicato.
Iran. Ci sono state alcune modifiche apportate nel nuovo Codice Penale Islamico approvato nella sua ultima versione dal Consiglio dei Guardiani nell’aprile 2013. Il termine “omosessuale” è presentato nella nuova legge come un dato di rilevanza penale anche per le relazioni tra uomini, mentre prima era riferito solo a quelle tra donne. In ogni caso, i rapporti sessuali tra due individui dello stesso sesso continuano a essere soggetti a punizioni da cento frustate fino all’esecuzione. Secondo l’articolo 233 del nuovo codice, la persona che ha svolto un ruolo attivo (nella sodomia) sarà frustata 100 volte se il rapporto sessuale era consensuale e non era sposata, ma quella che ha giocato un ruolo passivo sarà condannata a morte a prescindere dal suo status matrimoniale. Se la parte attiva è un non-musulmano e la parte passiva un musulmano, entrambi saranno condannati a morte. In base agli articoli 236-237, gli atti omosessuali (tranne che per sodomia) saranno puniti con 31-99 frustate (sia per gli uomini che per le donne). Secondo l’articolo 238, la relazione omosessuale tra donne in cui vi è contatto tra i loro organi sessuali sarà punita con 100 frustate. Il 2 marzo 2014, due uomini, di età compresa tra 28 e 30 anni, sono stati impiccati nella prigione centrale di Rasht con l’accusa di “atti illeciti contro la legge della Sharia”, ha annunciato la magistratura della Provincia di Gilan. Le accuse specifiche nei loro confronti non sono state chiarite, ma secondo attivisti per i diritti umani erano due omosessuali e sono stati condannati a morte per il reato di “perversione”. Il reato di “perversione” è un “copri tutto” della legge della Sharia e in genere si riferisce a reati considerati “contro la morale”.
Mauritania. In Mauritania sono considerati reati capitali alto tradimento, omicidio premeditato, tortura e atti di terrorismo, anche se l’ultima esecuzione è avvenuta nel 1987, nei confronti di tre ufficiali dell’esercito condannati a morte per un tentato colpo di Stato. Nel 1980 è stata introdotta la legge islamica e la pena di morte è stata estesa all’apostasia, l’omosessualità e lo stupro, ma l’applicazione di punizioni severe in base alla Sharia – come le fustigazioni – è stata rara dal 1980. Uomini musulmani impegnati nel sesso omosessuale possono essere lapidati a morte, secondo una legge 1984. Le donne devono affrontare carcere.
Sudan. Le legge che criminalizza l’omosessualità è in vigore dal 1991. La pena di morte continua a essere imposta contro gli uomini e le donne riconosciuti “colpevoli” di omosessualità. Di solito, gli uomini sono giustiziati al terzo caso, mentre la donna può essere giustiziata al primo caso.
Yemen. Secondo il codice penale del 1994, gli uomini sposati possono essere condannati a morte per lapidazione per rapporti omosessuali. Gli uomini non sposati rischiano la fustigazione o un anno di carcere. Le donne devono affrontare fino a sette anni di carcere.
Iraq. Il codice penale non vieta espressamente gli atti omosessuali, ma persone sono state uccise dalle milizie o condannate a morte dai giudici in base alla Sharia.
Nigeria. A partire dal 1999, dodici Stati del nord della Nigeria a maggioranza islamica hanno introdotto la Sharia nei loro Codici Penali. Anche se le autorità nigeriane hanno più volte ribadito che la Costituzione Federale non consente lapidazioni e altre punizioni previste dalla Sharia, dal 2000 molti nigeriani islamici sono stati condannati alla lapidazione per “reati” di natura sessuale, come adulterio e omosessualità, ma nessuna condanna è stata eseguita, essendo state tutte annullate in appello o commutate in pene detentive. Il 7 gennaio 2014, il Presidente Goodluck Jonathan ha firmato il Same Sex Marriage Prohibition Act, approvato dal Parlamento nigeriano nel 2013 e soprannominato la legge “Jail the Gays”. La legge prevede pene fino a 14 anni di carcere per un matrimonio gay e la reclusione fino a 10 anni per l’adesione o il sostegno a club, società e organizzazioni gay. Secondo gli attivisti, la nuova legge ha scatenato l’omofobia e mette in pericolo le persone omosessuali in un Paese in cui linciaggi e giustizia sommaria sono comuni. Il 16 gennaio 2014, un artigiano disoccupato di 28 anni riconosciuto colpevole di sodomia ha subito 20 colpi di frusta in un tribunale della Sharia nella città di Bauchi. Mubarak Ibrahim ha riconosciuto di aver commesso un atto di sodomia sette anni prima. Il giudice Nuhu Mohammed ha dichiarato che non l’avrebbe condannato alla lapidazione perché il fatto era avvenuto tanti anni fa e il giovane aveva mostrato “grande rimorso”. Oltre alle 20 frustate inflitte pubblicamente in tribunale, Ibrahim è stato condannato a pagare una multa di 5.000 naira (30 dollari). Ibrahim faceva parte del gruppo di uomini arrestati dalla polizia dopo Natale per l’appartenenza a un club gay. Il 6 marzo 2014, altri quattro uomini sono stati frustati in pubblico nella città di Bauchi per aver avuto rapporti omosessuali. Gli uomini, di età compresa tra 20 e 22 anni, sono stati condannati a 15 colpi di frusta e a scegliere tra una multa equivalente a 120 dollari o la reclusione per un anno. I quattro sono stati costretti a stendersi a faccia in giù sul pavimento del tribunale per essere frustati.
Somalia. Gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso sono puniti con il carcere, ma in alcune regioni autonome del Sud della Somalia, tribunali islamici continuano ad applicare la pena di morte secondo la Sharia.
Afghanistan, Pakistan e Qatar. Il Codice penale del 2004 del Qatar non mette fuorilegge il rapporto omosessuale consensuale di per sé, ma il risultato è lo stesso se si considera la legge della Sharia che viene applicata in parallelo con il codice civile. La Sharia in Qatar si applica solo per i musulmani, che possono essere messi a morte per il sesso extraconiugale, indipendentemente dall'orientamento sessuale. Lo stesso ragionamento vale per l’Afghanistan e il Pakistan.
Brunei Darussalam. Il 1° maggio 2014, è iniziata l’implementazione “progressiva” del nuovo Codice Penale della Sharia del Brunei. Il nuovo Codice, promulgato il 22 ottobre 2013, prevede punizioni islamiche severe, tra cui la lapidazione per adulterio, l’amputazione degli arti per furto e la fustigazione per violazioni che vanno dall’aborto al consumo di alcol. Il Shariah Penal Code Order 2013 prevede la pena di morte come possibile sanzione – sia per i musulmani sia per i non musulmani – per i reati di rapina (art. 63), stupro (articolo 76), adulterio e sodomia (articolo 82). La pena di morte è inoltre prescritta – solo per i musulmani – in caso di condanna per atti che costituiscono rapporti sessuali extraconiugali (articolo 69). Insultare tutti i versetti del Corano e gli Hadith (trasmissione orale di detti, fatti, atti, comportamenti del Profeta), blasfemia, dichiararsi un profeta o non musulmano e l’omicidio sono altri reati per i quali potrebbe essere applicata la pena di morte. Il nuovo Codice Penale specifica inoltre che un modo con il quale la pena capitale deve essere eseguita per stupro, adulterio, sodomia e rapporti sessuali extraconiugali è la lapidazione, punizione che secondo i tempi previsti di attuazione della legge dovrebbe iniziare a essere implementata a partire dal 2016.
La guerra anti-gay dello Stato Islamico
Come “esecuzioni extragiudiziarie” andrebbero invece classificate le oltre trenta esecuzioni per omosessualità decise da autoproclamati tribunali della Sharia ed effettuate dallo Stato Islamico (IS) in Siria e Iraq. Nel marzo 2015, membri dell’IS hanno decapitato in pubblico quattro giovani di età compresa tra 20 e 30 anni, accusati di omosessualità nella città di Mosul, in Iraq. I jihadisti li hanno decapitati con dei coltelli, cantando slogan religiosi e gridando “Dio è grande”. Nel settembre 2015, militanti dello Stato Islamico hanno giustiziato nove uomini e un ragazzo accusati di essere gay, ha reso noto l'Osservatorio Siriano per i diritti umani. I jihadisti hanno sparato a sette uomini a Rastan, nella Siria centrale, dopo averli accusati di essere omosessuali. Inoltre, due uomini e un ragazzo sono stati giustiziati nella città settentrionale di Hreitan per lo stesso motivo. L’IS ha bollato le persone LGBTI come “le peggiori di tutte le creature”, rivendicando le esecuzioni di almeno 30 gay. Nell’ottobre 2015, militanti e sostenitori dell’ISIS hanno lapidato due uomini accusati di essere omosessuali ad Aleppo, in Siria. Nel novembre 2015, altri due gay sono stati giustiziati da militanti dell’ISIS in Iraq. Foto pubblicate sui social media il 23 novembre mostrano due uomini bendati che vengono buttati giù dal tetto di un edificio a Fallujah con l’accusa di “sodomia”. Nel dicembre 2015, militanti dell’ISIS hanno gettato due uomini dal tetto di un edificio nella città di Palmira, nella provincia siriana di Homs, dopo averli accusati di essere una “coppia gay”, hanno riferito fonti locali. All’inizio del 2016, militanti dello Stato Islamico hanno gettato un ragazzo di 15 anni accusato di essere gay giù dal tetto di un edificio nella città siriana di Deir ez-Sor. Il ragazzo era stato scoperto nella casa di un leader dell’ISIS, al quale è stata però risparmiata la brutale punizione inflitta all’adolescente.
a cura di Nessuno tocchi Caino
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