In occasione della visita in Italia del presidente iraniano Hassan Rouhani il 25 e 26 gennaio, "i massimi rappresentanti dello Stato italiano hanno il compito di porre la questione del rispetto dei diritti umani universalmente riconosciuti": è quanto sollecita Nessuno tocchi Caino, che a Roma ha presentato un rapporto sulle esecuzioni e altri abusi dei diritti umani in Iran dal titolo "Il volto sorridente dei Mullah".
Rapporto (sintesi)
"In occasione della visita del presidente Rouhani in Italia, chiediamo al presidente Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio Matteo Renzi di usare questa preziosa occasione per denunciare" questi abusi.
Rouhani - ricorda il rapporto - ha infatti "scelto Roma come prima capitale europea da visitare, indicando nell'Italia la 'porta d'ingresso' verso l'Occidente".
“L’elezione di Hassan Rouhani nel giugno 2013 è stata salutata da (quasi) tutti come una svolta e, da allora, il nuovo Presidente della Repubblica Islamica è stato definito di volta in volta come il “riformatore”, il “moderato”, il “volto buono e sorridente” del regime dei Mullah.
L’allarmante uso della pena di morte, applicata anche nei confronti di imputati minorenni in aperta violazione di patti e convenzioni internazionali che l’Iran ha ratificato, la discriminazione delle minoranze religiose, con particolare riferimento a Baha’i e cristiani, la discriminazione legale nei confronti della donna e la persecuzione delle minoranze sessuali, la distruzione dello Stato di Israele e il negazionismo della Shoa, promossi soprattutto dalla Guida Suprema Khamenei e tuttora persistenti nelle intenzioni, continuano a connotare il regime dei Mullah anche sotto la Presidenza del “moderato” e “sorridente” Rouhani.
Nel nome della pace e della sicurezza internazionali – contro la minaccia di guerra nucleare e l’emergenza di stampo terroristico – si accredita come “stabilizzatore” dell’area mediorientale e non solo, e si affida il governo dell’emergenza a un regime che ha provocato l’emergenza stessa e minato le basi della pace e della sicurezza internazionali. Si ritiene debba essere parte decisiva della soluzione del problema chi è stato parte primaria responsabile del problema. Ma quel che è più grave è che si legittima internazionalmente un regime che al proprio interno conduce una guerra di lunga durata e una quotidiana campagna di terrore e insicurezza nei confronti del proprio stesso popolo.
Questo Rapporto valga da promemoria per tutte le autorità del nostro Paese che il 25 e il 26 gennaio riceveranno il Presidente Hassan Rouhani che ha scelto Roma come prima capitale europea da visitare, indicando nell’Italia la “porta d’ingresso” verso l’Occidente.
Ai massimi rappresentanti dello Stato italiano, riconosciuto da tutti nel mondo come il campione della battaglia per la Moratoria Universale delle esecuzioni capitali e per l’istituzione del Tribunale Penale Internazionale, chiediamo di porre la questione della pena di morte e più in generale del rispetto dei Diritti Umani al centro di ogni incontro e intesa con rappresentanti della Repubblica Islamica dell’Iran, a partire dal suo Presidente Rouhani”.
"Con questo Rapporto abbiamo rivelato il vero volto del Presidente Rouhani, che non è quello sorridente che esibisce negli incontri internazionali, ma quello terrificante delle almeno 2.277 esecuzioni compiute sotto la sua presidenza," ha detto Sergio D'Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino." Su questo dato bisogna riflettere nell'accreditare il regime iraniano come "stabilizzatore" del Medioriente e non solo, affidando il governo dell'emergenza proprio a chi l'emergenza l'ha provocata" ha continuato D'Elia che ha poi concluso dicendo: "Allo Stato italiano, internazionalmente riconosciuto per la battaglia per la moratoria delle esecuzioni capitali, chiediamo di porre al centro di tutti gli incontri con Rouhani e la delegazione iraniana proprio il terribile primato di esecuzioni, di violazioni dei diritti umani oltre all'invocazione della distruzione dello Stato di Israele".
Le autorità italiane e poi anche quelle francesi - Rouhani da Roma proseguirà la sua tournee europea a Parigi - dovrebbero inoltre tenere ben presente che la distruzione dello Stato di Israele e il negazionismo della Shoa, promossi soprattutto dalla Guida suprema Khamenei, continuano a connotare il regime iraniano anche sotto la presidenza del "moderato" Rohani. Una situazione che l'ambasciatore ed ex ministro degli Esteri Giulio Terzi, uno dei relatori dell'incontro di oggi nella sede del Partito radicale, ha così commentato: "Per l'eterogenesi dei fini, Rohani sarà in Italia e in Francia, quando nelle aule pubbliche dei due Paesi saranno appena risuonate le parole 'non dovrà ripetersi più'" per la Giornata della Memoria.
“L’elezione di Hassan Rouhani come Presidente della Repubblica Islamica, il 14 giugno 2013, ha portato molti osservatori, alcuni difensori dei diritti umani e la comunità internazionale a essere ottimisti. Tuttavia, il nuovo Governo non ha cambiato il suo approccio per quanto riguarda l’applicazione della pena di morte; anzi, il tasso di esecuzioni è nettamente aumentato a partire dall’estate del 2013. Almeno 2.277 prigionieri sono stati giustiziati in Iran dall’inizio della presidenza di Rouhani (tra il 1° luglio 2013 e il 15 gennaio 2016).
Nel 2015 sono state effettuate almeno 980 esecuzioni, un 22,5% in più rispetto alle 800 del 2014 e il 42,6% in più rispetto alle 687 del 2013. È il numero di esecuzioni tra i più alti nella storia recente dell’Iran, che lo classifica come il primo “Paese-boia” del mondo in rapporto al numero di abitanti.
Delle 980 esecuzioni del 2015, 370 esecuzioni (37,7%) sono state riportate da fonti ufficiali iraniane (siti web della magistratura, televisione nazionale, agenzie di stampa e giornali statali), mentre 610 casi (62,3%) sono stati segnalati da fonti non ufficiali (organizzazioni non governative per i diritti umani o altre fonti interne iraniane). Il numero effettivo delle esecuzioni è probabilmente molto superiore ai dati forniti nel Rapporto di Nessuno tocchi Caino.
I reati che hanno motivato le condanne a morte sono così suddivisi in termini di frequenza: traffico di droga (632 esecuzioni, di cui 178 riportate da fonti ufficiali iraniane); omicidio (201, di cui 122 ufficiali); stupro (56, di cui 50 ufficiali); reati di natura politica (16, di cui 5 ufficiali); moharebeh (fare guerra a Dio), rapina, estorsione e “corruzione in terra” (22, di cui 15 ufficiali). In almeno 53 altri casi, non sono stati specificati i reati per i quali i detenuti sono stati trovati colpevoli.
Almeno 53 persone sono già state giustiziate nelle prime due settimane del 2016.
L’impiccagione è il metodo preferito con cui è applicata la Sharia in Iran, ma nell’aprile 2013 è stata reinserita la lapidazione in una precedente versione del nuovo codice penale che l’aveva omessa come pena esplicita per l’adulterio.
Le esecuzioni pubbliche sono continuate nel 2015 con almeno 58 persone che sono state impiccate sulla pubblica piazza.
L’esecuzione di donne è leggermente diminuita nel 2015: sono state almeno 15, compresa una minorenne al momento del fatto (8 per droga, 2 per omicidio e 5 per reati non specificati), ma solo nel caso di 2 di loro c’è stata la conferma ufficiale delle autorità iraniane. Nel 2014 le donne impiccate erano state almeno 26.
Le esecuzioni di minorenni sono continuate nel 2015, fatto che pone l’Iran in aperta violazione del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici e della Convenzione sui Diritti del Fanciullo che pure ha ratificato. Sono stati giustiziati almeno 6 presunti minorenni al momento del fatto, compresa una donna (5 per casi di omicidio, di cui 3 riportati da fonti ufficiali; 1 per stupro, riportato da fonti ufficiali iraniane). Un altro minorenne sarebbe stato giustiziato nel 2016, al 20 gennaio.
(Fonti: Ansa, Nessuno tocchi Caino)
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