«Vorrei che ci fosse una legge che stabilisca che dopo un certo periodo, dopo anni in cui la situazione diventa definitiva ci sia la possibilità di una morte dignitosa. Ma la legge non ci tutela». A parlare - intervistato dal 'Giornale' - è il padre di Elisa, da 12 anni tenuta in vita artificialmente, dopo un incidente stradale che le ha causato danni irreparabili al cervello.
La storia evoca un altro caso eclatante, quello del calvario di Eluana Englaro e della battaglia del padre Beppino. Da allora sono passati anni e manca ancora una legge che disciplini situazioni di "non vita", di sofferenza, di nulla – come afferma il genitore di Elisa, chiedendo allo Stato di “fare qualcosa per liberare queste persone".
Intanto, “nonostante la legge sul biotestamento sia passata alla Camera a furor di popolo, ora giace in Senato" e rimandata a settembre… "Alla politica il dramma di Elisa non interessa, ci sono altre priorità rispetto al dolore dei malati”, afferma Filomena Gallo dell'Associazione Luca Coscioni, chiedendo "un’assunzione di responsabilità ad un legislatore che se avesse volontà politica approverebbe immediatamente una legge che gli italiani aspettano da troppo tempo”.
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