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24/11/24 ore

Monte Paschi Siena, Grilli apre l’ombrello su Mario Draghi


  • Antonio Marulo

“A parte ciò, tutto va bene Madama la Marchesa”, recitava il testo di un’antica canzone. Così, il ministro dell’Economia ha fatto il dovuto per informarci che nonostante il caso del Monte dei Paschi di Siena, il sistema è sotto controllo.

 

Niente paura quindi, perché – rassicura Grilli nel corso di un’audizione alla Camera - uno dei "punti di forza dell'Italia è la riconosciuta solidità del sistema bancario", sottolineando che “le nostre banche hanno mostrato capacità uniche. Non sono necessari salvataggi. Non bisogna insinuare dubbi sulla solidità del sistema, non risponde a realtà. Neppure le vicende Mps modificano il quadro".

 

Nel caso specifico, spiega il ministro, si trattava di "limitare i rischi sistemici (e ti pare poco? ndr) mettendo al sicuro il risparmio dei correntisti" del Mps.

 

Quanto all’attività di Bankitalia, per Grilli essa “è stata continua, attenta, appropriata e si è intensificata nel tempo" a partire dal 2010.

 

Resta da capire cosa facessero a Palazzo Koch nel 2009, all’epoca cioè dei fatti incriminati (acquisizione di Banca Antonveneta), quando la Vigilanza della Consob era affidata ad Anna Maria Tarantola e la Banca d'Italia era presieduta da Mario Draghi, il quale guidava anche il Financial Stability Board che su mandato del G20, “promuove la stabilità finanziaria a livello internazionale, per migliorare il funzionamento dei mercati e ridurre il rischio sistemico attraverso lo scambio di informazioni e la cooperazione internazionale tra le autorità di vigilanza”.

 

Nel frattempo i due hanno fatto a loro modo carriera. L’una ha avuto assegnata la mission impossible Rai, l’altro ricopre con prestigio la carica di presidente della Bce che va comunque salvaguardata in qualche modo.

 

Non devono meravigliare quindi le parole di copertura del ministro Grilli a favore delle massime istituzioni bancarie del nostro paese preposte al controllo. Del resto, Antonio Fazio a parte, è sempre stato così, dal fallimento argentino ai furbetti del quartierino passando per il crack Parlamalat e così via truffando.

 

In tutti questi casi, ci siamo sempre sentiti dire che tutto era sotto controllo, che il sistema era sano, che le istituzioni preposte avevano operato correttamente, facendo tutto il necessario in base alle possibilità consentite e che casomai ci sarebbe stato bisogno di una riforma di sistema per impedire o almeno ridurre ai minimi termini la formazione del marcio.

 

Con le elezioni alle porte le proposte in proposito non mancheranno. Come non mancano i dubbi che alla fine, passata la bufera, consumato il rito elettorale, come in una sorta di fiume carsico, anche questa volta tutto tornerà sottotraccia, aspettando con fiducia la prossima "inopinata" truffa finanziaria.


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