Dal 1991 gli errori giudiziari sono costati alle casse dello Stato la cifra stratosferica di 600 milioni di euro. E' questo il quadro drammatico che emerge, come riporta La Stampa, dalle statistiche elaborate dal ministero dell’Economia e appena recapitate al ministero della Giustizia sull'entità dei risarcimenti liquidati dallo Stato per il malfunzionamento della giustizia.
Nel caso delle ingiuste detenzioni, vale a dire i cittadini che sono stati portati ingiustamente in carcere in custodia cautelare e dopo sono stati assolti o addirittura prosciolti, nel corso del 2014 sono state accolte dai giudici delle corti d’appello 995 domande di risarcimento e liquidati 35,2 milioni di euro. Un aumento del 41,3% rispetto al 2013, quando le domande accolte erano state 757, per un totale di 24,9 milioni di euro. Quasi mille persone, in altre parole, hanno vissuto nell'anno che si è appena concluso l'incubo di essere incarcerate ingiustamente, con una privazione della propria libertà personale.
Numeri che diventano ancor più clamorosi se calcolati dal 1991, quando fu istituita la riparazione per ingiusta detenzione: da allora gli "incarcerati per errore" sono stati complessivamente più di 23mila. Una massa enorme ma silenziosa, destinata a crescere se si pensa che ancora oggi quasi la metà dei detenuti rinchiusi nelle carceri italiane è in attesa di giudizio.
Se in termini democratici la situazione è impressionante, altrettanto lo è in termini economici. Dal 1991, lo Stato ha infatti speso 580 milioni di euro in risarcimenti per ingiusta detenzione, cifra che avrebbe potuto essere molto più elevata se la legge non stabilisse un tetto di circa 516mila euro per risarcimento (o, meglio, indennizzo). E il 2014 ha registrato un aumento anche per quanto riguarda i pagamenti per i casi di errore giudiziario, in cui cioè il condannato con sentenza definitiva si vede poi assolto dopo un processo di revisione.
Dai 4 casi del 2013 si è passati ai 17 del 2014, costate alle casse dello Stato 1,6 milioni di euro. In totale, dal 1991 al 2014, per gli errori giudiziari sono stati liquidati 31,8 milioni di euro. Mentre resta ancora aperta la vicenda incredibile di Giuseppe Gullotta, assolto nel 2012 in revisione dopo aver passato 21 anni in carcere da innocente, e che oggi chiede al ministero di Grazia e Giustizia un maxi-risarcimento da 69 milioni di euro.
"Dietro ciascuno di questi numeri c'è una storia personale, ci sono trepidazioni, ansie, che un assegno, anche di migliaia di euro, non può cancellare. Fin tanto che ci sarà anche un solo caso di carcerazione ingiusta, illegittima o ingiustificata, dovremo batterci con forza: la civiltà giuridica di un Paese si misura anche, e soprattutto, da questi indicatori": è stato questo il commento - dalla retorica alquanto 'renziana' - del viceministro della Giustizia Enrico Costa (Ncd), ex fedelissimo di Berlusconi, e negli ultimi dieci anni tra i più strenui sostenitori di tutte quelle inutili riforme della giustizia comicamente presentate come "liberali", ma che in realtà, nel nome del Cavaliere, impedivano qualsiasi forma di cambiamento reale del moribondo sistema giustizia.
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