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23/11/24 ore

Manovra economica, l'ottuso coraggio di non cambiare


  • Antonio Marulo

E' iniziata la stagione dei discorsi, dei dibattiti e delle inutili polemiche intorno alla manovra economica e finanziaria. Salvo una clamorosa eccezione alla regola, si terminerà a cavallo tra Natale e Capodanno, con l'approvazione del provvidenziale maxi emendamento che stravolgerà i connotati della legge di bilancio, trasformando in puro esercizio di stile tutto quanto fatto e detto in autunno. Per questo non è prudente azzardare analisi e commenti sulle chiacchiere che già abbondano in queste ore. Più saggio attenersi ai fatti concreti, evitando di rincorrere la propaganda.

 

Tuttavia qualcosa si può già sottolineare: se diamo per buone le intenzioni espresse dal ministro dell'Economia Gualtieri nel corso della trasmissione televisiva di Lucia Annunziata, il “governo di svolta” non intaccherà i capisaldi economici del “governo del cambiamento”, di cui il Pd disse un gran male fino al colpo di sole del Papeete.

 

La giustificazione del diverso approccio, per esempio a proposito di quota 100, sta nel fatto – ha spiegato Gualtieri – che «non è serio cambiare la situazione previdenziale costantemente». Meglio, piuttosto, lasciare la misura bandiera di Salvini al proprio destino di morte per cause naturali, dopo i tre anni previsti.

 

Anche la cosiddetta “flat tax” per le partite Iva dovrebbe essere confermata nella parte già in vigore fino a 65mila euro di fatturato, mentre sarà bloccata l'estensione prevista fino ai 100mila. Quanto al reddito di cittadinanza, si promettono interventi migliorativi, mentre degli immarcescibili quanto odiati 80 euro di Renzi, invece, nemmeno si fa cenno, dopo lo scampato pericolo di inizio legislatura.

 

Pertanto, come previsto e già visssuto, i “giallorossi” promettono di partire preservando il pregresso, seppure sia causa di regresso, mentre si preparano a dare sfogo alla fantasia nel tentativo (velleitario) di far quadrare i conti.

 

Un governo davvero convinto della bontà delle proprie politiche non esiterebbe, invece, a fare tabula rasa di misure dannose o inefficaci, sostituendole con altre più organiche e di ampio respiro. Al contrario si preferisce mettere toppe ai buchi esistenti, quando si ha in mente di farne altri, all'insegna del piccolo e ottuso cabotaggio elettoralistico.

 

Ma questa volta – si dice – c'è l'Europa di nuovo amica e forse indulgente. Giusto quel che serve per far del nuovo e improduttivo debito.

 

 


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