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01/05/24 ore

Caritas, i nuovi poveri di welfare



“Qualsiasi idiota può superare una crisi, è il quotidiano che ti logora”, scriveva Anton Cechov nei suoi 'Quaderni'. Parole che trovano un amaro riscontro nei dati contenuti nel 'Rapporto povertà 2012' della Caritas Italiana: il 33,3% degli italiani, in questi ultimi 3 anni di depressione economica-finanziaria, ha infatti chiesto aiuto ai centri diocesani per bisogni primari come una casa, un lavoro o servizi e beni materiali basilari per andare avanti.

 

Il rapporto, che si concentra sostanzialmente sulle persone che nel 2011 e nei primi sei mesi del 2012 si sono rivolte alla Caritas, evidenzia come tra le file dei 'nuovi poveri' siano in aumento le casalinghe (+177,8%), gli anziani (+51,3%) e i pensionati (+65,6%); gli interventi per fornire sussidi economici per la sopravvivenza, secondo l'indagine, sono aumentati, da gennaio a giugno di quest'anno, del 44,5% rispetto al 2011.

 

Sembra inoltre che la richiesta di maggiore assistenza economica sia più diffusa tra gli italiani (20,4%) rispetto agli immigrati (7,4%), i quali, invece, chiedono più lavoro e orientamento: dato spiegabile, secondo i curatori del Rapporto, dall'età media più anziana dei cittadini italiani rispetto a quella degli stranieri e dalla conseguente maggior incidenza di disabilità o altre patologie sui nostri connazionali.

 

In un anno poi, stando ai numeri della Caritas, sarebbero stati oltre 6 milioni i pasti erogati, pari a una media di 16.514 al giorno, nelle 449 mense sparse sul territorio nazionale. Un dato ancora più sconcertante se letto alla luce del fatto che da più di due anni, sottolinea il documento, sono diminuiti in maniera evidente coloro i quali si dichiarano a reddito zero e vivono in strada: chi si rivolge ai centri diocesani, dunque, non è necessariamente un barbone o un emarginato sociale, ma è rappresentato in prevalenza da donne (53,4%), da coniugati (49,9%) e da persone che hanno un domicilio (83,2%).

 

Una situazione, si sostiene nel Rapporto, sintomatica dei limiti effettivi nel sistema di welfare, “un vero e proprio percorso a ostacoli, dotato di irrazionale logica” e “incapace” di farsi carico delle nuove forme di povertà derivate da una crisi senza eguali nella storia Europea dai tempi del secondo conflitto mondiale. (red)


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