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26/12/24 ore

Italo vs Ferrovie dello Stato: la guerra dei treni


  • Andrea Spinelli Barrile

“Si avvisano i signori viaggiatori che, a causa di un treno Ntv-Italo sulla tratta Roma-Milano, l'Eurostar Trenitalia 3456 delle ore 17 porta un ritardo di 30 minuti”. Ecco cosa succede a intaccare il monopolio ferroviario: viene fuori tutta la voglia di concorrenza, di libero mercato, insomma viene fuori tutto l'italico astio nei confronti di chi “ce prova”.

 

Se ne stanno rendendo conto Montezemolo e Della Valle, neoimprenditori nel settore ferroviario con il loro Nuovo Trasporto Viaggiatori, che subiscono la veemente (e poco corretta) reazione di Trenitalia che, perso il monopolio, le tenta tutte per mettere in difficoltà il concorrente.

 

Ieri Ntv ha comprato diverse pagine di quotidiani per denunciare al Primo Ministro questo modo di fare concorrenza. Ne è esempio lampante “la cancellata”: una “ridicola gabbia” fatta installare da Rfi alla stazione Ostiense di Roma, capolinea dei nuovi treni Italo, che “imprigiona i viaggiatori, costringendoli a un'assurda e insicura gimkana per raggiungere i binari”.

 

In effetti la situazione all'ex terminal di Ostiense è paradossale, tanto da incuriosire anche un giornalista dell'Economist (che definisce la gabbia di Ostiense il “simbolo della profonda ostilità alla concorrenza” in Italia): eppure questo cancello “rientra in quanto prevista dalle normative di sicurezza” secondo Rfi.

 

Fossero solo questi i problemi per Ntv: la stazione Tiburtina, costruita grazie ad un investimento pubblico di 300milioni di euro, pensata e progettata per accogliere un flusso per l'Alta velocità di 300mila viaggiatori al giorno, inaugurata ben due volte (la prima dall'ex premier Berlusconi, la seconda addirittura dal presidente Napolitano), è il simbolo del degrado delle ferrovie italiane. Meravigliosa, vista dall'esterno, all'atto pratico si rivela un'opera quasi scriteriata: “nessuna indicazione per i viaggiatori” (a parte i gentili dipendenti Ntv); bar, librerie, edicole, ristoranti, negozi, parcheggi: niente di tutto questo (o quasi).

 

Le serrande abbassate, il deserto dei Tartari alla Piastra (ma non dovevano passare 300mila persone al giorno?) la desolazione nei lunghi corridoi, la struttura che comincia ad arrugginire, i cantieri ancora aperti nei quali non lavora nessuno, le scale mobili fuori uso una volta no e due si, il nuovo che si fonde con il vecchio (che non è stato nemmeno pulito), la stazione Tiburtina è una cattedrale nel deserto, un monumento all'inefficienza e all'inerzia tipicamente italiana.

 

Capitolo esilarante sono gli annunci: ogni ritardo di Trenitalia è colpa di Italo, che blocca le corse dell'intera flotta Rfi; ad ogni annuncio di ritardo l'insistenza con cui si nomina il concorrente è quasi comica, tanto da scadere nel ridicolo del piagnisteo.

 

Nel frattempo Trenitalia fa sapere che diminuirà i treni nelle ferrovie del Sud Italia, ma che lo chef Vissani ha preparato dei menu estivi da leccarsi i baffi sui Frecciarossa: chissà perchè in Italia è difficile convincere gli stranieri ad investire.


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