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26/12/24 ore

Giovanardi, Libertà: non basta la parola


  • Ermes Antonucci

 "Perché dare spazio alle parole di uno come Giovanardi?" si dirà. Per due motivi, fondamentalmente. Primo, perché troppo spesso si rileva la tendenza a sfruttare una memoria di breve termine, una RAM che rende una società incline a commettere puntualmente gli stessi errori. Secondo, perché il tizio in questione è un senatore, eletto (in)direttamente e più volte dai cittadini, per cui ci si chiede se rappresenti realmente l'idea politica di qualcuno (se così fosse, questo "qualcuno" si faccia avanti, al fine di soddisfare la curiosità di molti).

 

Carlo Giovanardi, tanto per schiarire la memoria: ex-sottosegretario del governo Berlusconi, autore della famosa legge Fini-Giovanardi contenente una delirante antiliberale equiparazione tra droghe pesanti e leggere, oltre che sanzioni penali per i consumatori delle stesse. Una legge che ha fatto sì che le carceri italiane esplodessero per la presenza di detenuti, un terzo dei quali tossicodipendenti e condannati proprio per violazione della legge. Per capirci, il dibattito sulle condizioni disumane e illegali in cui sono costretti a vivere i detenuti in Italia, non può evitare di far riferimento a questa rivoluzione legislativa, che porta anche il nome del senatore di cui stiamo discutendo.

 

Giovanardi, però, è anche noto per le sue sparate contro gli omosessuali: “Con le donazioni gay esploderebbe il commercio di bimbi”, “l'Olocausto dei gay non c'è mai stato, c'erano gay nazisti ai vertici del partito”, “Donne che si baciano? Come pipì per strada”, per citarne alcune.

 

L’ultima manifestazione del pensiero, nel momento in cui scriviamo (di conseguenza non assicuro che non siate costretti ad aggiornarvi) riguarda la presenza dei gay nell’esercito. In linea con le parole del vice comandante dell’Arma dei Carabinieri Clemente Gasparri (“Ammettere di essere gay non è pertinente allo status di carabiniere”), Giovanardi ha dichiarato: “Se ci sono degli omosessuali dichiarati che vogliono praticare la loro omosessualità devono essere messi in camerate separate. È una questione di buonsenso, se avessi due o tre persone che non solo sono gay ma vogliono praticare in maniera attiva la loro omosessualità, avrei qualche imbarazzo a essere in una camerata con loro. Le camerate separate sarebbero una cosa assolutamente normale”. “Nell’esercito - aggiunge Giovanardi - è inopportuno dichiarare di essere omosessuale, fare coming out, non bisogna ostentare le proprie preferenze sessuali, di qualsiasi tipo siano”.

 

Mostrarsi per come si è, in poche parole, diventa “un’ostentazione delle proprie preferenze sessuali”, un commento che 9 volte su 10 qualcuno farà durante una conversazione al bar sui gay. E sulle parole del generale Clemente Gasparri? Per Giovanardi “ha detto quello che fino a un anno fa era stata per secoli la regola negli Usa, cioè “Non te lo chiedo, non me lo dici” e ha fatto bene, è la cosa più opportuna da fare”.

 

Libertà, è una parola che non basta scrivere nel nome di un partito.


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