Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

22/11/24 ore

Mario Monti non piace più: i siluri del Financial Times


  • Danilo Di Matteo

Il lessico politico di Mario Monti mi è familiare: non di "moderazione" ha bisogno l'Italia, bensì di riforme radicali. E ho da sempre un'opinione articolata nei riguardi di Angela Merkel e del "nucleo di verità" contenuto nella sua linea di governo: promuovere il progresso e la coesione con "i conti in ordine". Inoltre, come noto, il Financial Times volge lo sguardo sull'Europa soprattutto dalla prospettiva britannica.

 

Da qui, di certo anche in funzione “anti-Merkel”, l’affondo dell’editoriale di Wolfgang Munchau intitolato 'Perché Monti non è l’uomo giusto per guidare l’Italia'. Tesi di fondo: l’esecutivo tecnico da lui presieduto “ha promesso riforme e ha finito per aumentare le tasse”, contribuendo ulteriormente a deprimere il Paese e le sue dinamiche economiche e sociali.

 

A ciò aggiungiamo le contraddizioni dell’area politica che sostiene il Professore: davvero, poniamo, Pier Ferdinando Casini o Italo Bocchino lavoreranno per misure incisive e radicali, condizionati come sono dal “territorio” e dalle clientele? E indubbiamente Pier Luigi Bersani ha usato un’immagine efficace dicendo che l’ex Rettore dell’Università Bocconi tende a guardare la realtà “dall’alto”, non “in faccia”.

 

Non credo fosse la consueta accusa rivolta al premier uscente di rappresentare gli interessi dei “banchieri” e dei “poteri forti”; era soprattutto la constatazione della sua scarsa propensione a comprendere fino in fondo “il modo di (mal) funzionare” dell’Italia, dove da decenni, ad esempio, le ricette di austerità “di destra” o “di sinistra” tendono ad accanirsi sui soliti noti, finendo per impoverire pericolosamente il ceto medio e soffocando, anziché incoraggiare e stimolare, qualsiasi cenno o desiderio di ripresa.

 

Il nostro sistema-Paese, non a caso, negli ultimi lustri è notoriamente poco reattivo. Altrove, in Occidente e nel mondo, a crisi anche disastrose fanno seguito delle risposte politiche, culturali, economiche, sociali. Da noi prevalgono oggi passività e rassegnazione. E difficilmente le sollecitazioni di Monti riusciranno a scuotere l’Italia.


Aggiungi commento