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27/12/24 ore

Referendum, le feste oscurantiste del Pd


  • Danilo Di Matteo

Il referendum, al di là di ogni altra considerazione, rappresenta un’occasione preziosa per promuovere informazione e alimentare così un dibattito pubblico maturo. L’ostracismo del Pd e delle sue feste rispetto ai tavoli referendari dei Radicali è perciò un segnale preoccupante: tanto più che i temi sollevati dai quesiti investono aspetti fondamentali della vita degli individui e della società, e tradizionalmente coinvolgono la sensibilità dei cittadini di sinistra.

 

Il problema sono le firme apposte da Silvio Berlusconi, secondo il vecchio adagio per il quale “gli amici dei miei nemici sono miei nemici”? Ma quale occasione più ghiotta per rilevare e contrastare le contraddizioni del centrodestra?

 

Invece viene preferita la via del silenzio, della rimozione, della censura, del diniego; la soluzione dello struzzo, insomma. Come dire: a prevalere è letteralmente la linea oscurantista, espressione di circoli viziosi e di cortocircuiti fra la base e i vertici politici e culturali del grosso della sinistra italiana.

 

Altro “amico” di Berlusconi sarebbe Luciano Violante, non a caso duramente contestato alla Festa del Pd (come riportato ieri dal quotidiano La Stampa) dai militanti, senza neppure interrogarsi sul merito delle questioni. Mentre l’accusa rivolta nella stessa occasione a Stefano Fassina è quella di “collaborazionismo” col nemico nell’esecutivo delle larghe intese.

 

Viene così da chiedersi: date queste premesse, come potrà il congresso dar vita a un Pd davvero liberale?

 

 


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