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23/11/24 ore

La guerra mancata di Renzi


  • Luigi O. Rintallo

Dopo l’endorsement di De Benedetti per Renzi, ora che lo stesso si trova a un punto cruciale ecco che dalla corazzata di 'Repubblica' riparte un siluro contro di lui. Lo spara Scalfari che, a dire il vero, non è mai stato del tutto convinto della scelta fatta dal suo editore. Torna allora in auge l’antica ostilità per l’homo novus che viene da Firenze, così come la descrivevamo due anni fa evidenziandone gli aspetti problematici nella diversa fase politica che vive il paese.

 

C’è da dire che Renzi non si è risparmiato in queste ultime settimane ed è incorso in più di un errore tattico. L’impressione dominante è quella di una persona che sa benissimo di essersi avventurato in un’azione da far tremare vene e polsi, ma che in cuor suo non è affatto disposto a condurre la guerra per davvero. Di conseguenza sceglie di andare in Grecia ad aprire fronti fittizi, sperando di ottenere su di essi facili successi.

 

Uno di questi fronti fittizi è la riforma del Senato, per la quale si poteva contare su un consenso abbastanza generale da parte dei cittadini. Poteva essere una vittoria facile, ma ora si scopre che se pure sarà colta questo potrà avvenire solo grazie a un “soccorso” esterno di fatto decisivo. Si tratta di capire se si è in grado di combattere la guerra vera, se lo si vuole fare e – soprattutto – se le reazioni delle forze con le quali ci si dovrà battere sarà possibile contenerle.

 

La guerra vera significa aggredire le sacche di privilegio delle corporazioni, significa dire di no alle pretese di finti imprenditori abili a socializzare le perdite e privatizzare i profitti, significa porsi di traverso ai disegni di smobilitazione del paese in accordo con le élites finanziarie internazionali. Dal turbinio di razzi che su giornali e media stanno cadendo sul premier, sembrerebbe che si è vicini a giornate decisive.


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