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03/05/24 ore

Legge di stabilità, dov’è l’imbroglio?


  • Antonio Marulo

La conferenza stampa a Palazzo Chigi per presentare in grandi linee la manovra finanziaria rappresenta per Matteo Renzi uno di quei momenti memorabili in cui va in brodo di giuggiole, dato che la circostanza si presta all’esercizio di stile in cui è un fuoriclasse, fra annunci, slogan, slide, tweet e siparietti da cabaret. Commentarli lascia il tempo che trova, in attesa di conoscere la vera sostanza della cosiddetta Legge di Stabilità che approderà in Parlamento pronta per essere all'occorrenza stravolta. Meglio forse adeguarsi al modo di comunicazione renziana, sottolineando alcune cose con pochi spot, giusto per dare l’idea di un certo andazzo.

 

Primo. la manovra aumenta l’indebitamento e non riduce la spesa pubblica corrente né la razionalizza. Ciò si evince, più che dalle parole del Premier, da un evento a latere: il commissario alla spending review Perotti stando alle notizie - lascia l’incarico, stanco probabilmente di lavorare a vuoto oltre che gratis, sulle orme del suo predecessore Cottarelli, anch’egli liquidato con tutte le sue sudate scartoffie.

 

Secondo. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha ingoiato il boccone indigesto (e chissà quanti altri) dell’aumento della soglia di utilizzo del contante, sul quale aveva un parere tutt’altro che lusinghiero circa l’incentivo all’evasione e al riciclaggio. In conferenza stampa un giornalista di La7 gliel’ha ricordato leggendo le sue parole di qualche tempo fa. Per lui ha risposto Renzi facendogli da ufficio stampa con le tradizionali supercazzole, mentre l'eloquenza del suo silenzioso imbarazzato ha fatto il resto.

 

Terzo e ultimo. Il profluvio di belle notizie 2.0 all’insegna del segno più è da Paese delle meraviglie. Di fronte a tanta inaspettata "grazia", a dispetto di bilanci, vincoli europei e casse vuote, vien da chiedersi: dov’è l’imbroglio?

 

 


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