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05/05/24 ore

In Memoria di Pietro Pinna



di  Gianfranco Spadaccia

 

E’ scomparso pochi giorni fa' a Firenze dove risiedeva, all'età di 89 anni, Pietro Pinna. Pietro è stato il primo obiettore di coscienza italiano. Fu condannato una prima volta nel 1948 (aveva 21 anni) e condannato di nuovo dopo aver scontato la prima condanna. Aveva conosciuto nella sua adolescenza gli orrori della seconda guerra mondiale e pensava che bisognasse mettersi in gioco personalmente per impedire che si ripetessero. Furono probabilmente queste due condanne al carcere che lo misero in contatto con Aldo Capitini insieme al quale fondò il Movimento nonviolento, che continuò ad organizzare e rappresentare anche dopo la morte del maestro.

 

L'obiezione di coscienza al servizio militare fu il primo diritto civile conquistato dai radicali dopo la vittoria del divorzio. Se lui fu il primo ad andare in galera per obiezione, Roberto Cicciomessere e Alberto Gardin, entrambi cosegretari del Partito Radicale, furono invece gli ultimi a scontare una condanna per questo motivo venti anni più tardi prima della approvazione della legge da parte del Parlamento dopo un duro scontro non solo con la DC ma anche con il PCI.

 

Questo partito era legato all'idea della coscrizione obbligatoria e dell'esercito di popolo e temeva che l'approvazione di una legge sull'obiezione avrebbe aperto la strada all'esercito di mestiere come poi in effetti è avvenuto alcuni decenni dopo senza che i timori di svolte militariste e autoritarie abbiano trovato alcuna conferma.

 

Lo conoscemmo e divenimmo amici di Pietro, in particolare Giuliano Rendi, Angiolo Bandinelli ed io, all'inizio degli anni 60 quando Capitini promosse la marcia della pace Perugia-Assisi alla quale aderimmo come Sinistra Radicale, in dissenso dalla maggioranza radicale di allora ma con il consenso di Ernesto Rossi, che ci rappresentò sul palco alla Rocca di Assisi, concludendo la manifestazione insieme a Lombardo Radice e allo stesso Capitini.

 

Quella manifestazione era parte di un vasto movimento europeo e internazionale nato in Inghilterra e diffusosi in tutta Europa che aveva tra i suoi leaders Bertrand Russel, il reverendo Collins, il deputato greco Lambrakis (poi ucciso dai colonnelli greci). A provocarlo fu il timore che si diffuse in tutto il mondo, dopo l'entrata in funzione dei missili intercontinentali, dell'esplosione di una guerra atomica. Dalla marcia Perugia-Assisi nacque anche una “Consulta della pace” a cui come Sinistra Radicale partecipammo con un nostro “Comitato per il disarmo atomico e convenzionale dell'area europea”.

 

I comunisti si erano uniti al nuovo movimento pacifista europeo, accantonando e superando l'esperienza filosovietica dei partigiani della pace, utilizzando tuttavia strumentalmente la richiesta di un disarmo atomico, noi sostenevamo invece l'importanza di realizzare, al riparo dell'equilibrio atomico tra est ed ovest, soprattutto accordi di disarmo convenzionale anche per limitare i pericoli derivanti dal “complesso militare industriale” contro il quale aveva messo in guardia il presidente Eisenhower e la possibilità di guerre convenzionali locali come era stata la guerra di Corea e come sarà il Vietnam. Per questo avevamo fatto propria una proposta di un deputo austriaco, Thirring, di creare intorno all'Austria un'area di disarmo sia atomico che convenzionale.

 

Le posizioni rimasero distinte da quelle di Capitini e di Pinna, i quali tuttavia erano interessati alla nostra partecipazione alla consulta nella quale altrimenti la schiacciante presenza comunista rischiava di riproporre automaticamente nuove forme di alleanza frontista. E questo rischio mai del tutto scongiurato, insieme al mutamento degli avvenimenti politici e a nuove e diverse crisi internazionali portò alla fine di quella esperienza.

           

A Capitini e a Pinna va riconosciuto il merito di aver diffuso in Italia le idee di Ghandi e della nonviolenza, che poi Pannella e i radicali applicarono, con i digiuni e la disubbidienza civile, alla lotta politica per l'affermazione per i diritti civili e per i diritti umani. Unica altra eccezione: l'esperienza di Danilo Dolci in Sicilia.

 

 


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