Una delle maggiori difficoltà che rendono sempre più difificile il processo di integrazione europea è rappresentato dall’elevato numero di stati che fanno parte dell’Unione, ognuno con la sua storia e con i suoi problemi; di qui una proposta, che ogni tanto fa capolino, di mettere insieme gli stati più decisi ad andare avanti: è l’idea dell’Europa a due velocità. O magari anche “a più velocità”.
Del resto qualcosa di simile è già in atto. Per citare l’esempio più macroscopico: l’Eurozona, la zona della moneta unica. Di essa non fanno parte tutti i paesi membri dell’Unione europea. L’euro poi è adottato anche da: Andorra, Vaticano, Monaco, San Marino (che già avevano monete di altri stati europei) e inoltre anche dal Montenegro e dl Kosovo.
Il tema dell’Europa a due velocità è stato riproposto da Angela Merkel nella recente visita a Roma, e in una forma di particolare rilevanza. La Cancelliera ha infatti lanciato l’idea di unire i paesi che sono disposti a cessioni di sovranità in alcuni campi di grandi rilievo, come l’immigrazione e il controllo dei confini nonché le politiche estera e fiscale. Le materie indicate sono di importanza eccezionale e anche di grande impatto al livello di opinione pubblica e non soltanto per i paesi che aderiranno al progetto (se esso sarà coltivato, ovviamente).
Ma soprattutto colpisce il fatto che la base di questa unione dei “più veloci” dovrebbe fondarsi sul superamento delle sovranità nazionali: nelle materie messe in comune la sovranità passerebbe alla nuova Comunità, che si configurerebbe come uno stato federale.
Resta da scoprire la ragione per la quale Angela Merkel ha voluto proporre di intaccare il dogma che ha sinora impedito reali passi avanti nell’integrazione europea, che oggi sta attraversando un periodo molto difficile. Davanti alla prima vera grande difficoltà, l’Unione Europea sta rischiando veramente di sfasciarsi.
Formulare ipotesi sulle ragioni per le quali Frau Merkel abbia gettato un sasso nelle acque già turbate dell’Unione sarebbe un vero azzardo, ma è innegabile che la proposta per il solo fatto di essere stata formulata è una risposta precisa e dura a tutto il vasto campo dell’euroscetticismo: la strada da seguire è esattamente all’opposto del perverso trend oggi parecchio corrente: lepenisti, cinquestelle, salviniani, alternativi per la Germania, populisti di varia estrazione un po’ dovunque in giro per l’Europa….
Senza dimenticare, certamente, le specificità degli schieramenti politici all’interno della Germania e i problemi che ne derivano per i vertici governativi.
Il 28 giugno prossimo si riunirà il Consiglio europeo, cinque giorni dopo che il Regno Unito avrà detto se vuole restare in Europa ovvero uscire dall’Unione.
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