Può certamente destare meraviglia questo “sì” al referendum di ottobre formulato dal filosofo veneziano in un’intervista sul referendum istituzionale condotta da Ezio Mauro e rilasciata a Repubblica di venerdì scorso (27 maggio); ma, a ben vedere, non dovrebbe.
“Coscienza inquieta della sinistra”, infatti, lo ha definito Ezio Mauro, che non è lo stesso che spirito critico o qualcosa di simile e Cacciari ha confermato di esserlo nel tenore delle sue risposte. “Si aspettava questa battaglia all’ultimo sangue sul referendum’” aveva chiesto il giornalista. E Cacciari: “Devo essere sincero? Ce n’erano tutti i segnali. Abbiamo provato a riformare le istituzioni per quarant’anni e non ci siamo riusciti. La strada della grande riforma sembra un cimitero pieno di croci. I nostri fallimenti. Adesso Renzi forza. Chi ha fallito si ribella”.
Il senso del referendum di ottobre sta tutto in questa stoccata, possiamo affermare, perché è una lunga storia che si conclude: la storia della “grande riforma” lanciata da Craxi sul tema scottante della governabilità. Ed era il rilancio di un riformismo attivo dopo gli scossoni degli anni settanta, ma che si arenò nella sequela delle commisisioni bicamerali nel corso di un ventennio (Bozzi, Iotti-De Mita. D’Alema) e di riforme elettorali inefficaci. (E Cacciari ricorda il coinvolgimento di tanti costituzionalisti, le discusssioni, i convegni…)
E’ la storia poi della tragedia degli inizi di questa legislatura nel 2013, che portò alla progoga della presidenza Napolitano, di quel Giorgio Napolitano che la riforma di Renzi sostiene. Ma è una storia cominciata già alla costituente, quando non pochi costittuzionalisti sostenevano forme di esecutivo rafforzato, che poi non passarono per il ricordo del rafforzamento fascista, ma anche perché De Gasperi temeva che qualche elezione potesse essere vinta dal PCI e Togliatti aveva problemi con la massicicia presenza DC in Italia… E questo Cacciari poi lo ricorda, come ricorda, rispondendo a Mauro, il conservatorismo esasperato del PCI in questa materia.
E’ chiaro allora che la battaglia per il “no” è uno sforzo per evitare a qualunque costo ogni tentativo di venirne fuori …sia pure in qualche modo. Certo in qualche modo, alla meno peggio. E Cacciari su questo punto è alttrettanto deciso: “La riforma è modesta e maldestra”. “Ah! Ahh – sbotta Ezio Mauro tutto contento – ma allora questo è Zagrebelsky”” Certamente, replica serrato il Massimo, che afferma anche di condividere molte delle ragioni del no così come anche il giudizio che l’ “italicum” tende alla verticizzazione del potere (non tanto che sia autoritario); ma considera che queste critiche non rappresentino buone ragioni per votare “no” alla riforma. Una riforma che comunque realizza “per vie diverse e balzane alcuni cambiamenti che volevamo da anni”.
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