Passate le pagine incandescenti della notte degli scrutini e del day after, sembra importante cercare di approfondire il senso di queste amministrative al di là non soltanto delle prime reazioni, ma anche dell’attenzione particolare alle prime difficoltà che già si appalesano (o si suppongono….) per le neoelette di Roma e di Torino, dalle quali sono tanti ad attendersi mirabolanti risultati e assai di più i non convinti (pensiamo alla famosa “monnezza”che ammorba più di una metropoli, tanto per ricordare uno dei problemi più pressanti)….
La considerazione di maggior rilievo che sembra emergere dalla competizione appena conclusasi riguarda più la politica nazionale che la stessa dififcile situazione di Roma e concerne soprattutto la condizione di incertezza che grava sul partito democratico che ottenne un invidiabile successo nelle elezioni europee del 2014, ma che è uscito dal secondo turno delle amministrative del 5/19 giugno scorso ridimensionato nei risultati e nelle aspettative.
La situazione del partito democratico è sicuramente la più preoccupante, e questo per due motivi sui quali non è dato leggere alcunchè nei commenti di questi primi giorni dei… nuovi tempi, si fa per dire; motivi che mettono sicuramente in discussione l’operato del Presidente del consiglio – Segretario del PD, ma vanno trattati, vorremmo…,sine ira ac studio, e non soltanto per la giovane età dell’…imputato ma ancor più per il fatto che di indicazioni operativenon sono prodighi i critici. Assai assai difficili da elaborare, comunque.
Anche se il discorso non può fermarsi a questo punto, certamente, perché non si tratta di ignorare gli errori e i limiti del governo Renzi, ma di valutare obbiettivamente i fatti, senza lasciarsi sedurre dalle semplificazioni o trascinare dalla vis polemica.
Il primo motivo attiene al quadro politico europeo, del quale l’Italia fa parte e che presenta una pluralità di stati alle prese con la globalizzazione, con risultati diversi. La Germania per esempio ha dimostrato di essere stata in grado di ottenere buoni risultati, ma non si può dimenticare che ha pagato (e noi tutti con essa) un prezzo politico di rilievo, per via di quella “modernizzazione” della Russia alla quale essa ha dato un notevole aiuto, con l’inevitabile creazionedi legami a doppio filo di cui l’operazione è costellata.
L’altro motivo è che situazioni analoghe a quella di casa nostra si verificano anche in altre nazioni, sia pure in condizioni meno difficili, in quanto si tratta di paesi che non sono gravati da un debito pubblico pesante come il nostro. Così ad esempio nella vicina Francia il governo del Presidente Valls e del Ministro dell’Economia, Finanza e Industria Emmanuel Macron è alle prese con una specie di Jobs act che non riesce a varare e che provoca ondate di scioperi e manifestazioni e rafforza la dislocazione del ceto operaio in direzione del Font National di Marine Le Pen, mentre il Parti Socialiste sembra fermo a percentuali di gradimento assai basse. E poi anche la performance della slocialdemocrazia tedeca appare assai appannata.
Sulla situazione italiana pesa comunque l’eredità delle misure di emergenza adottate nel 2012 dal governo Monti per affrontare la crisi del debito che presentava rischi di fall out e ancora oggi esiste una massa di soggetti colpiti che si ribella contro il PD a causa della famigerata legge Fornero. La riforma delle banche, la frenata imposta ai meccanismi consociativi (con resistenze non soltanto dal versante sindacale, ma anche da quello confindustriale), i problemi connessi con una rappresentatività che produce in misura consistente rappresentanti non di grandi correnti di pensiero e di iniziativa politica, ma di una pletora di piccoli interessi settoriali e di gruppi che chiedono presenza e spazi. Nelle opposizioni all’Italicum hanno un peso gli avversari del premio di lista, perché ha sostituito il premio di coalizione… un atteggiamento che la dice lunga sul livello del dibattito politico nazionale.
La gestione della crisi del welfare con connessa riduzione delle spese in un quadro di apertura dell’economia alla concorrenza internazionale espone poi sicuramente per ovvi motivi a consistenti perdite di voti, così come è certo che la legge sulle unioni civili con i dubbi sulla stepchild adoption hanno allontanato tante simpatie cattoliche per il PD e creato tensioni interne: il diritto giustinianeo consacra il matrimonio (nella formulazione di Modestino) come “conjunctio maris et foeminae” del maschio e della femmina, nemmeno dell’uomo e della donna, cioè con specifico riferimento alla connotazione sessuale dei coniugi, rispecchiando in questo un dato universale, connesso con il fatto della procreazione…
D’altra parte il PD si presenta come la forza politica, piena di problemi certamente, ma al di là della quale non si intravede che una destra frantumata e senza idee, una SEL incerta e vittima di ideologie, e infine i vincitori della tornata elettorale appena conclusa, la cui assenza di cognizioni sui problemi che abbiamo di fronte li porta a concludere per un’idea di democrazia come di una sorta di nastro trasportatore di quanto proviene dal basso, cioè poi in realtà affidando le proprie fortune alle reazioni psichiche di tante parti dell’elettorato: le paure per l’identità, per le perdite di sicurezza o le fobie per profughi, migranti, rifugiati, la ribellione contro la corruzione in nome dell’onestà…Con non pochi problemi di gestione all’atto pratico, del resto già emersi. Laddove poi le soluzioni ispirate a criteri i ragionevolezza generano scontri pesanti con le domande dal basso e mettono in crisi le logiche del movimento.
A ben vedere nel panorama elettorale il dato saliente è quello dell’astensione, che ad esempio a Napoli – come ricordava proprio su Agenzia Radicale Antonio Marulo l’altro giorno - ha raggiunto il 64% dell’elettorato. Il problema più grosso quindi è quello di richiamare gli elettori alle urne, il che significa affrontare il significato di fondo della democrazia che i diretti interessati apertamente snobbano. E il PD si trova in posizione particolarmente esposta, in particolare per la sua genesi, con la sua origine strutturata su un connubio tra il post-PCI (PDS, Quercia, DS) e i resti della sinistra democristiana, passato per l’esperienza prodiana dell’Ulivo: l’ossatura rimane cioè quella che stava al fondo del compromesso storico, il nascosto asse portante della vicenda della prima Repubblica.
Il PD di quella vicenda sconta tutti i peccati. Tirar su il PD significa quindi prima di tutto decidersi ad affronate questo problema, che non è stato mai affrontato dai partiti della prima Repubblica, nemmeno dal PCI al momento della crisi, nemmeno dalla DC, la grande balena Bianca, al momento del crollo, nemmeno nella genesi dell’Ulivo.
“la Repubblica” del 22 corrente ha pubblicato un intervento del prof. Guido Crainz, docente di storia contemporanea nell’Università di Teramo, sulle carenze del PD in particolare al livello locale: tessere fasulle, elettori fantasmi, risse, commissariamenti… i contorni di un partito microbaronale… non ho elementi per valutare questa descrizione, ma non posso non osservare che fino a quando le valutazioni e le previsioni si fonderanno sulle consegenze ultime senza una discussisone sulle cause prime non si fare un passo avanti nella ricerca degli avanzamenti possibili.
L’Ulivo è sorto con le migliori ambizioni di radunare sotto un’unica bandiera socialismo riformista, cattolicesimo democratico, liberalismo in versione moderna: non ne è venuto fuori niente di positivo e di durevole. E Romano Prodi che ne era stato il punto di riferimento ne è rimasto la vittima nel 2013, con la decisione di mettersi da parte.
Non sarei alieno dal proporre che noi di Agenzia Radicale e di Quaderni Radicali - che da mezzo secolo a questa parte abbiamo rivelato e denunciato questo spaccato della storia della nostra Repubblica, letta poi anche con riferimenti alle analisi spinelliane del quadro europeo – tentassimo di dar vita a un primo incontro esplorativo tra uomini di buona volontà delle diverse provenienze interessate al discorso.
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