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23/12/24 ore

Francia, il ballottaggio del sette maggio


  • Silvio Pergameno

Domenica prossima i francesi rischiano di andare al ballottaggio per l’elezione del Presidente della Repubblica dividendosi, tra l’altro, su un vero e proprio equivoco. La destra del Front National della famiglia Le Pen – con il nuovo alleato gollista Nicolas Dupont Aignan, leader di “Debout la France” - si presenta infatti come baluardo dell’identità francese, impersonata nella nazione francese, che l’avversario, Emmanuel Macron, vorrebbe invece – ad avviso dei nazionalisti -  dissolvere nel contesto europeo.

 

Un equivoco perché in verità le nazioni, assimilate agli stati nel corso del secolo XIX, già avevano fatto una brutta fine con le guerre del ventesimo, invischiate, come erano state, in tutte le logiche, le beghe, i conflitti delle vecchie monarchie assolute, proprio loro che erano sorte all’insegna di “liberté, égalité, fraternité”… 

 

Gli stati poi, rappezzati alla meglio, nel secondo dopoguerra si rivelavano sempre meno consoni alle esigenze dei tempi nuovi, facendo strame proprio dei principi originari della nazione, che trovano invece qualche tutela al livello europeo. Il trattato di Schengen viene subito contestato dagli stati alle prime difficoltà, in Ungheria e Polonia governano forze di estrema destra, in Austria ci sono rischi analoghi, l’Italia viene di continuo condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo… mentre gli inglesi dichiarano forfait…

 

Certo, anche a tre giorni dalla data del ballottaggio una vittoria del Front National appare più che improbabile, ma non si può trascurare il fatto che il presente stato delle cose ha origini lontane, quando ormai oltre un secolo fa la chiusura della politica in Europa entro orizzonti nazionali produsse la “nazionalizzazione” dei socialisti, i quali poi, incorporati nei contrapposti eserciti, si sono abbondantemente e reciprocamente sparati addosso nel corso delle due guerre mondiali, facendo finire la pretesa internazionalista nel limbo delle buone intenzioni.

 

Mentre i comunisti si sono spersi tra Komintern e Kominform e non hanno poi più trovato – come gruppo organizzato - una ragionevole strada di partecipazione politica, proprio quando un loro ragionevole esame di coscienza e un aperto confronto con tutte le forze della sinistra sarebbe stato molto utile.

 

Oggi Macron, candidato di centro sinistra alla Presidenza della République, si presenta con un aperto richiamo all’Europa (insieme alla Francia), ottiene subito l’indicazione di voto da parte dei due maggiori sconfitti, cioè dei due partiti protagonisti della vita politica nazionale ormai da decenni, mobilita ampie schiere di giovani nella campagna in corso. Senza dubbio buoni segnali; ma noi siamo testardi.

 

E continuiamo a ritenere indispensabile una riflessione di tutta la sinistra, un confronto collettivo, adeguatamente preparato, per evitare che il prossimo futuro sia costellato dalle risse di gruppetti a caccia di sopravvivenza, mentre i populismi trovano la strada aperta.

 

 


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