Il G7 di Taormina passerà forse alla storia come il vertice della discordia, perché ha registrato una novità di grande rilievo rispetto al passato e cioè una rottura tra gli “occidentali”, con la dissociazione del Presidente degli Stati Uniti dalla tradizionale linea unitaria con i paesi europei, venuta in essere nel secondo dopoguerra e legata al ruolo mondiale della grande potenza americana.
Gli Stati Uniti negli ultimi settant’anni si sono trovati in una posizione particolare, quella di essere di gran lunga la più ricca e la più forte potenza mondiale, a grande distanza da tutti gli altri paesi…verrebbe fatto di dire anche se tutti messi insieme… Da un certo punto di vista si potrebbe quasi dire costretta a farsi carico di quanto accadeva nel mondo; lo avevano dimostrato proprio le due grandi guerre tra i paesi europei nella prima metà del secolo ventesimo, nelle quali gli USA si erano trovati a dover intervenire e nelle quali avevano svolto un ruolo decisivo. Nella seconda in particolare, quando si erano trovati ad affrontare da soli anche l’attacco giapponese.
Dal 1945 ad oggi il mondo è profondamente cambiato, nuovi grandi paesi sono diventati soggetti di primo piano (si pensi anche soltanto alla Russia, alla Cina, all’India….) e gli Stati Uniti hanno evidentemente cominciato ad avvertire il peso di un ruolo diventato ogni giorno più pesante. Già la presidenza Obama aveva manifestato i sintomi di questa realtà.
E, a modesto avviso di chi scrive, dietro le tanto criticate performances di Trump, c’è questa realtà, anche se il Presidente si è espresso senza… peli sulla lingua e sostenendo posizioni quanto meno discutibili.
La Cancelliera tedesca Angela Merkel si è sentita colpita, non ha voluto la conferenza stampa congiunta alla fine della riunione a Taormina, ma tornata in patria, davanti a un boccale di birra a Monaco di Baviera, ha però tratto l’unica conclusione possibile dall’accaduto: si è rivolta agli europei, invitandoli a farsi carico del loro destino. Può esser l’indice di una svolta nella vicenda dell’Europa.
L’Europa è uscita massacrata dalle ultime due guerre, con la sola volontà di leccarsi le ferite, volentieri lasciando alla responsabilità degli Stati Uniti il ruolo di garantire il quadro essenziale della convivenza mondiale, considerato anche il fatto che l’ONU non ha la capacità di farsene carico con strumenti propri.
La considerazione espressa dalla Cancelliera allora rappresenta (o può rappresentare) una svolta di fondo nel processo di integrazione europea, la cui necessità non è stata mai veramente percepita proprio perché gli stati europei, le classi politiche europee hanno silenziosamente accettato il ridimensionamento subito per effetto delle due guerre, che rivelava veramente come si fosse trattato di due stragi “inutili”, come aveva osservato a proposito della prima di esse il papa Benedetto XV. In realtà fin troppo buono nel suo giudizio. Le due stragi non sono state infatti solo “inutili”, sono state un cataclisma che ha messo a rischio i millenni di costruzione della civiltà europea, il cui risultato ultimo è la democrazia.
L’atteggiamento assunto dai paesi europei era anche molto comodo… E poi a cosa serve l’Europa se già c’è un benessere diffuso, se in fondo stiamo anche uscendo dalla crisi, se l’ideale è starcene chiusi a casa nostra e difendere quello che abbiamo: libertà, democrazia, pensioni. … Peccato che poi il livello politico si abbassa, il dibattito politico si impoverisce e… i populismi trovano il clima adatto per prosperare… nessuno pensa a quali sono le premesse di questo stato di cose… tanto c’è lo zio Sam … o c’era.
C’era: oggi infatti farci carico come europei del nostro destino, diventa una necessità, perché l’America first di Trump significa che Washington ora è disposta a fare solo la sua parte, interpretata come ruolo di uno stato fra gli altri stati e nel quadro degli interessi di questo stato e non del mondo intero. E Trump ha insistito sul fatto che le inadempienze europee si scaricano sui cittadini americani e forse, sotto sotto, ci riesce sgradito soprattutto perché ci costringe a diventare maggiorenni. E Angela Merkel lo ha capito subito.
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