Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/11/24 ore

Un compromesso significativo per l’Europa


  • Silvio Pergameno

Il compromesso raggiunto il 19 dicembre tra la Commissione Europea e il governo italiano, mentre da un lato fornisce un elemento di rassicurazione nella situazione finanziaria ed economica del nostro paese, dall’altro merita alcune considerazioni sia riguardo al panorama politico nazionale sia a quello europeo.

 

Il governo italiano ha salvaguardato la linea programmatica, ma ha dovuto tagliare i fondi destinati alle nuove, maggiori spese previste, che non sono apparse coperte da maggiori entrate derivanti da una crescita supposta troppo elevata, anche per il fatto che proprio nel corso dell’estate scorsa la nostra economia non è affatto cresciuta e anche al livello europeo la crescita è stata minore del previsto.

 

Il nostro governo ha dovuto poi accettare via via il proseguimento del “Terzo valico dei Giovi”, la nuova linea ferroviaria ad alta velocità che collega il porto di Genova con Milano e il centro Europa (e ci sono state subito seicento nuove assunzioni con la previsione di altre cinquemila nel prossimo futuro); si farà anche la “T.A.P.” (Trans Adriatic Pipeline) - un gasdotto che insieme  con altri due – la T.ANA.P. (Trans Anatolian Pipeline) e la S.C.P. (South Caucasian Pipeline) diversificheranno i fornitori di energia in Europa. Inoltre sotto giudizio è la T.A.V. Torino Lione, nuova linea ferroviaria italo francese ad alta velocità.

 

Questi eventi, a giudizio di chi scrive, sono l’indice di un processo di razionalizzazione che la vicenda politica italiana sta subendo dopo la scomparsa dei partiti della prima Repubblica e le incertezze che hanno caratterizzato le nuove formazioni venute in essere, Forza Italia e il PD, che in realtà non hanno mai stimolato nessuna vera novità (e ancor meno oggi alcuna vera opposizione ai legastellati).

 

Tra l’altro poi nel “governo del cambiamento” c’è stata la convergenza tra due forze che, secondo le vecchie idee, sono una di destra e l’altra di sinistra, così perpetuando un fenomeno non nuovo nel nostro panorama politico, se si pensa alla storia della prima Repubblica, i cui governi hanno sempre visto connubi del genere, rivelando la stessa presenza anche nella formazione del PD.

 

C‘è da pensare cioè che in effetti non si tratti di una vera anomalia, perché in realtà stiamo assistendo al fatto che la divisione in destra e sinistra secondo gli schemi tradizionali ha fatto il suo tempo e proprio gli eventi di questi giorni forniscono la prova più lampante che la contrapposizione oggi è tra Europa sì, Europa no

 

Lo conferma la storia dell’Unione Europea, il risultato dei tentativi, degli sforzi e delle vittorie e delle sconfitte di parecchi decenni di europeismo.

 

Si partì con la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio e l’Euratom, ma poi arrivò la doccia fredda della bocciatura della Comunità Europea di Difesa da parte del Parlamento Francese che espresse il suo “NO” cantando la Marsigliese; poi si fece qualche passo avanti con il Mercato Comune e la Comunità Economica e poi con la moneta unica (voluta da Mitterand in cambio della riunificazione della Germania, ma venuta in essere solo vent’anni fa).

 

E infine l’ultima sconfitta nel 2005, con la Francia e l’Olanda che bocciano la costituzione europea, redatta da Giuliano Amato Valéry Giscard d’Estaing (senza dubbio un passo più lungo della gamba), cui seguono anni di silenzio fino al 2017, alle Presidenziali Francesi, vinte da Macron dopo una campagna decisamente europeista.    

 

E in realtà l’Unione Europea in questi ultimissimi anni ha dimostrato una sua capacità di presenza politica effettiva, come si sta rivelando nel caso della Brexit e in quello di casa nostra. La Commissione europea ha costretto il governo inglese a un accordo che è pesante per Londra (e che la maggioranza Tory non vuole ratificare) e ha raggiunto con Conte, Tria e Moavero un compromesso che sovverte i pilastri dei sovranisti

 

Alle elezioni europee mancano cinque mesi. Sarà bene cercare di non sprecarli.

 

Cioè non sono più i tempi nei quali si avvertano espressioni di un principio nazionale forte, prevalente, deciso, con un passato irrefutabile, come fu con la bocciatura della Comunità Europea di Difesa nell’agosto del 1954 da parte della Francia e, ma molto più in sordina nel 2005, con quella della costituzione europea da parte dell’Olanda e sempre della Francia.

 

Oggi il commissario europeo Moscovici (francese) opera in nome dell’Europa e Macron, per venirne in capo con le rivolte dei gilet giallideve adottare provvedimenti di spesa che pongono anche a lui problemi con le regole dell’U.E.

 

 

 


Aggiungi commento