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23/11/24 ore

Vertice Italia-Africa. La proprietà privata dimenticata


  • Anna Mahjar-Barducci

Recentemente, si è ricominciato a parlare di continente africano, dopo il summit Italia-Africa, organizzato a Roma. Al vertice, hanno partecipato i leader di vari Stati africani, fra cui anche noti dittatori, che hanno contribuito al declino economico delle loro popolazioni.

 

Mi chiedo pertanto se, un eventuale prossimo summit, non dovrebbe invece avere come protagonisti economisti e imprenditori africani (sperando ovviamente che almeno che vengano consultati), che in questi ultimi anni hanno finanziato think tank e centri di ricerca in Tanzania, Ghana e Uganda per offrire vere proposte per lo sviluppo del continente africano

 

Uno dei maggiori problemi dell'Africa sub-sahariana, di cui hanno scritto molti economisti (fra cui George Ayittey, scomparso nel 2022), è quello dell'assetto fondiario. 

 

Tradizionalmente, in questa zona, la terra è un bene comune, che veniva sfruttata attraverso il sistema dell'agricoltura itinerante. C'era uno "chef de terre" incaricato di assegnare a ciascun agricoltore un lotto di terra, che cambiava periodicamente fino a quando non fosse esaurita la fertilità naturale.

 

Si ritornava poi sullo stesso lotto dopo circa venti anni, quando la fertilità si era rigenerata. Con l'aumento della popolazione, però, questo strumento è andato in crisi, il che ha portato a una degradazione sempre più accelerata del patrimonio naturale.

 

La mancanza di una proprietà privata non incoraggia infatti gli agricoltori ad apportare le migliorie fondiarie necessarie per sostenere un'agricoltura praticabile. Mancando la proprietà privata, nessuno ha un interesse diretto a investire in qualcosa che invece è patrimonio comune.

 


 

Mugabi John Socrates, fondatore ugandese del centro Action for Liberty and Economic Development, ha riassunto alla perfezione questa problematica essenziale per lo sviluppo del continente africano. 

 

"In Uganda le persone non riescono a dimostrare di possedere la terra su cui vivono, perdendo una preziosa fonte di ricchezza personale. Senza la possibilità di rivendicare la proprietà, le persone non sono in grado di partecipare ad alcuna rivalutazione del capitale della terra su cui vivono. Inoltre, non possono vendere la terra e trattenere i proventi, né possono ipotecarla per generare denaro per altre iniziative imprenditoriali che creerebbero crescita economica” -  ha detto Socrates

 

Sono pertanto voci come queste, che trattano delle problematiche reali dei paesi africani, che vorremmo ascoltare in un prossimo summit. Come scriveva Ayittey, l'Africa ha bisogno della "generazione dei cheetah", ovvero quella dei giovani africani con spirito imprenditoriale, che vogliono prendere il futuro nelle proprie mani, e non della "generazione degli ippopotami", rappresentata dai leader e dai burocrati – invitati ai summit - che vivono di sussidi, arricchendosi con gli aiuti internazionali, senza fare niente per cambiare lo status quo.

 

 


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