Un mare di persone (oltre un milione) ha invaso in questi giorni le strade delle principali città brasiliane: 300.000 solo a Rio de Janeiro. La situazione non accenna a calmarsi tanto che la Presidente Rousseff ha dovuto annullare la visita in programma in Giappone per indire una riunione di emergenza tra i ministri.
A Ribeirao Preto, 330 km da San Paolo, si è verificata la morte di un giovane manifestante, investito da una macchina intrappolata in un corteo; a Salvator de Bahia un poliziotto e un manifestantesono stati feriti da alcuni proiettili di gomma mentre a Rio de Janeiro un pulmino della tv è stato dato alle fiamme: questi sono solo alcuni degli episodi di crescente violenza che si stanno verificando nel paese.
A Brasilia circa 30.000 persone hanno occupato la zona davanti al Parlamento; la polizia ha creato un cordone per impedire l’accesso al tetto del Congresso e alcune persone hanno distrutto una vetrata del ministero degli esteri: una sommossa che già fa parlare di “Primavera Brasiliana”, che ha lasciato interdetti gli osservatori internazionali perché da oltre 20 anni non si registravano manifestazioni tanto imponenti nel paese, tanto più che negli ultimi tempi il Brasile è stato considerato come una economia in costante crescita.
Le proteste, cominciate per l’aumento del prezzo delle tariffe dei trasporti pubblici, sono diventate un volano per raccontare l’insofferenza verso servizi pubblici precari, corruzione molto alta, fino ad arrivare allo scontento contro le enormi spese stanziate dal governo per organizzazioni sportive come i mondiali di calcio del 2014, la Confederations Cup che si sta tenendo in questi giorni e le future Olimpiadi del 2016.
“Brasile paese di corruzione”, “vogliamo una seria politica economica”, “basta è il momento di parlare” sono solo alcuni degli slogan dei manifestanti. Secondo un corrispondente di Al-Jazeera presente a Rio de Janeiro quello che si è riversato nelle piazze e per le strade del Paese è un movimento complesso, senza leader e il governo brasiliano starebbe ancora cercando di capire quali siano le specifiche richieste dei manifestanti. (L.R.)
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