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23/11/24 ore

Turchia, l'Europa divisa prende tempo


  • Livio Rotondo

L’Unione Europea appare divisa sulla decisione di portare avanti il negoziato di adesione della Turchia nell’Ue, fermo da tre anni. Se Italia e Belgio sono favorevoli a continuare il processo di integrazione di Ankara, Austria e Olanda sono invece contrari, mentre la Germania prende tempo invitando a rimandare la questione di quattro mesi.

 

Complice della deriva del processo, la dura politica repressiva del Presidente turco Erdogan, durante le manifestazioni delle ultime settimane. “Da una parte non possiamo agire come se nulla fosse accaduto - ha dichiarato il ministro degli esteri tedesco, Guido Westerwelle, davanti al Consiglio Affari generali - dall’altra è necessario avere una strategia che tenga conto degli interessi di lungo termine dell’Europa”.

 

Il ministro degli esteri Emma Bonino fa però notare che rimandare il processo di integrazione “potrebbe far perdere credibilità” all’Europa e nel contempo far scattare controreazioni turche. Catherine Ashton, Alto rappresentante degli Affari Esteri, senza prendere una posizione netta, afferma di “essere sempre più convinta che il futuro della Turchia sia nell’Ue, ma questo richiede enormi progressi su tutto il lavoro che deve essere fatto”: la decisione di avanzare nel negoziato spetta comunque agli stati membri.

 

Ankara è in lizza per entrare nell’Unione Europea dal 2005 con l’obiettivo previsto nel 2020-25. Dei trentacinque capitoli necessari per chiudere il negoziato ne è stato chiuso uno solo, quello della ricerca. Pur avendo l’Ue riconosciuto alla Turchia il ruolo chiave di mediatrice con una parte del mondo arabo e l'importante lavoro svolto davanti alla tragedia della Siria - con cui condivide 900 km di frontiere - mantiene delle riserve su altri aspetti che considera preoccupanti.

 

Il ministro Bonino invita però a evitare “il muro contro muro: le critiche che dovevamo fare le abbiamo fatte con molta determinazione. Forse – invita a riflettere la titolare della Farnesina - qualcuno dovrebbe farsi un esame di coscienza: se avessimo aperto i capitoli sugli aspetti umani, avremmo avuto un dialogo più strutturato con gli amici turchi”. Con queste premesse, perciò, per la Turchia di Erdogan le porte dell'Europa appaiono un po' più lontane.

 


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