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23/11/24 ore

Egitto, morti e violenze: è guerra civile



E' guerra civile in Egitto. Nel 'venerdì della collera', il giorno della rabbiosa rivolta indetta dai Fratelli Musulmani, sale la conta dei morti iniziata lo scorso mercoledì, quando l'esercito è stato autorizzato a reprimere brutalmente i manifestanti che dal 3 luglio scorso avevano dato vita a dei sit-in per chiedere il reintegro di Morsi.

 

Con centinaia - più di 700 - di morti (4000 secondo la Fratellanza), migliai i feriti, la polizia autorizzata a sparare sui civili, ministeri dati alle fiamme, coprifuoco sulle principali città e stato d'Emergenza per un mese su tutto il Paese, l'Egitto sprofonda nel caos.

 

Il popolo vuole rovesciare il golpe” è lo slogan che guida le manifestazioni per le vie del Cairo: “Nonostante il dolore per la perdita dei nostri martiri, gli ultimi crimini commessi dagli autori del golpe hanno aumentato la nostra determinazione” si legge in una nota diffusa dai Fratelli Musulmani.

 

E le tv locali continuano a mandare in onda immagini delle violenza perpretate dai militari, in tenuta antisommossa e maschere antigas, nei confronti della popolazione civile che, nella sua rappresaglia, continua ad attaccare anche la minoranza cristiana, copta e cattolina, colpevole per gli islamici di aver sostenuto la deposizione di Morsi.

 

Il presidente americano Barack Obama ha fermamente condannato la repressione, minacciando l'interruzione della collaborazione, mentre il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha chiesto a tutte le parti la fine dlle violenza, esortando alla massima moderazione: la presidenza egiziana ha però risposto accusando gli Usa di incoraggiare i gruppi armati violenti.

 

“I rapporti fra Usa e Egitto sono di lunga data, affondano le loro radici nel rispetto dell'Egitto come centro di civilizzazione e fondamento della pace in medio Oriente – ha dichiarato Obama - ma la cooperazione così com'è non può continuare dopo le violenze. Da qui la decisione di cancellare le operazioni militari e valutare nuove misure se dovesse essere necessario”.

 

Secondo il presidente Usa “le autorità egiziane devono rispettare i diritti universali. E chi manifesta deve farlo pacificamente. Riteniamo che lo stato di emergenza dovrebbe essere revocato e che un processo di riconciliazione nazionale dovrebbe iniziare”.

 

Ma il governo militare ad interim egiziano ha prontamente sottolineato di apprezzare “la preoccupazione degli Stati Uniti per quello che accade in Egitto”, nonostante continui a credere “che la questione sia da chiarire: l'Egitto – viene ribadito in un comunicato – si sta confrontando con atti terroristici contro le istituzioni del govrno ed istituzioni vitali”.

 

Intanto anche la ministra degli Esteri Emma Bonino, ai microfoni della Cnn, ha commentato la spinosa situazione egiziana, invitato tutte le parti a dire basta alle violenza: la titolare della Farnesina ha spiegato che a stretto giro si terrà una riunione dei ministri degli esteri europei per coordinare le varie posizioni degli stati membri e le eventuali azioni da intraprendere nello scenario fin qui delineatosi nell'Egitto post- Morsi.


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