In una sera d'inverno, profumo di primavera: a tre anni da quella rivoluzione dei Gelsomini che ha scosso i paesi arabi e rovesciato decennali dittature, la Tunisia, con qualche contraddizione, si cimenta nelle prove tecniche di democrazia e approva la nuova Costituzione.
Un voto che è stato ponderato a lungo, con ritardi e lentezze, ma che alla fine ha visto i membri dell'Assemblea Nazionale Costituente dare l'ok alla Carta con una maggioranza schiacciante: 200 sì, 12 contrari e 4 astenuti. Una compattezza probabilmente fragile, un'unanimità costruita su tanti compromessi e correnti profondamente diverse, ma che ha infine salutato con standing ovation, bandiere sventolanti e inno nazionale l'ok a un testo che, almeno negli intenti, pare voler traghettare il Paese del post-Ben Alì verso una nuova laicità, dando vita ad una serie di importanti riforme riguardanti soprattutto i diritti e le libertà degli individui.
Uno dei punti chiavi dela nuova Costituzione, infatti, è quello che stabilisce l'uguaglianza di uomini e donne davanti alla legge e obbliga lo Stato a garantire i diritti di queste ultime anche nelle istituzioni . La sharia inoltre non è più fonte legislativa e, nonostante l'islam sia la religione di stato (articolo 1), all'articolo 6 il nuovo testo proclama la libertà di culto, prevedendo garanzie contro l'accusa di apostasia. Nello stesso articolo, però, lo Stato si impegna a proteggere il “sacro”: una definizione troppo vaga, secondo alcuni, che facilmente si presta a diverse interpretazioni che potrebbero entrare in conflitto con la libertà di parola o di espressione, anch'esse costituzionalmente garantite.
Un'altra contraddizione potrebbe essere riscontrata in quell'articolo 21 che sancisce la sacralità del diritto alla vita, salvo casi eccezionali previsti dalla legge; quest'ultima infatti per alcuni reati prevede la pena di morte, nonostante questa non sia applicata dagli anni Novanta: il presidente Moncef Marzouki avrebbe chiesto più volte di abrogare la norma, ma 135 membri dell'Assemblea Costituente hanno deciso di mantenerla.
Un nuovo approccio alla democrazia, quello tentato - e in parte riuscito - dalla Tunisia che dovrà ora avere il tempo di radicarsi nella società del dopo-rivoluzione, senza sottovalutare i rischi che i lunghi processi di transizione portano naturalmente con sé, come la situazione del vicino Egitto insegna. Come sottolineato dallo stesso presidente Marzouki, l'adozione della nuova Carta è sì una “vittoria contro la dittatura”, ma il cammino per garantire i valori democratici nel paese è ancora “lungo”.
Intanto, però, un plauso al lavoro della Costituente è arrivato anche da Ban Ki-moon, segretario generale dell'Onu, che ha parlato di una “nuova tappa storica” che potrebbe portare la Tunisia ad “essere un modello per gli altri popoli che aspirano alle riforme”. Il prossimo passo da compiere ora, per l'ex responsabile dell'Industria Medhi Jomaa nominato Primo Ministro, è quello di formare un esecutivo di tecnici che organizzi elezioni legislative e presidenziali entro fine anno. (F.U.)
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