Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

22/12/24 ore

Ma non per Par condicio



C'erano una volta le tribune di Jader Jacobelli. I politici rispondevano alle domande di una schiera di inviati delle diverse testate, incluse quelle di partito oggi pressoché sparite, invitate per l'occasione a rotazione secondo criteri più o meno lottizzati. Tutt'altra cosa rispetto alle risse di oggi, dove col format del talk tv le vere star sono diventate i cosiddetti giornalisti-opinionisti o agitatori di popolo.

 

Questi fanno parte di una compagnia di giro che rimbalza da un programma all'altro, da mattina a sera. Col tempo, alcuni dei fortunati unti del regime si sono creati un proprio seguito, diventando – direbbero i moderni – veri e propri influencer molto corteggiati dalla politica in vista delle elezioni. C'è chi si è lasciato prendere la mano, sentendosi un tribuno. Altri, invece, non hanno resistito alla tentazione di fare il grande salto (vedi, per esempio, l'ex leghista e adesso grillino Paragone).

 

In vista della campagna elettorale, la loro presenza costante in televisione potrebbe orientare in qualche modo il voto. A tal fine, l'Agcom ha pensato di intervenire, perché "è indispensabile – recita il nuovo regolamento sulla par condicio elettorale - garantire, laddove il format della trasmissione preveda l'intervento di un giornalista o di un opinionista a sostegno di una tesi, uno spazio adeguato anche alla rappresentazione di altre sensibilità culturali in ossequio al principio non solo del pluralismo, ma anche del contraddittorio, della completezza e dell'oggettività dell'informazione stessa, garantendo in ogni caso la verifica di dati e informazioni emersi dal confronto".

 

La disposizione dell'Autorità garante non è stata molto gradita dai diretti interessati. Tra i primi a opinare sul punto, Enrico Mentana ha espresso le sue preoccupazioni per il caos che potrebbe innescarsi. "Dovrei usare - dice il direttore di Tg La7 al Corsera - un’intera scala Pantone per riuscire a esprimere la giusta 'colorazione' di un opinionista. Mettiamo che debba scegliere per par condicio un antirenziano: ok, ma di che tipo? Un dalemiano? Uno di centrodestra? Un Cinquestelle? Ci sono 50 sfumature di opinionista".

Più che altro, secondo il maratoneta dell'informazione, "pare che si voglia a tutti i costi fare una norma 'Sallusti-Travaglio' senza avere i tools, gli strumenti per agire".

 

E in effetti, più semplice sarebbe forse provare con una sorta di saggia autoregolamentazione. Dove è scritto, infatti, che i Sallusti e i Travaglio di turno debbano imperversare ovunque e comunque, anche in campagna elettorale? Nell'interesse della pubblica opinione, più sana potrebbe rivelarsi qualche variazione sul tema.

 

Che si dia allora più spazio anche ad altre e diverse posizioni. Ma non per par condicio – fin dal principio un rimedio peggiore del male – ma per amor di patria. Volendo, per pietà! (A.M.)

 

 


Aggiungi commento