Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/11/24 ore

Luigi Di Maio, tomo tomo cacchio cacchio...



Che uno non valga uno è fatto acclarato da tempo. Non era invece così scontato che si arrivasse molto in fretta all'esatto opposto dell' "uno vale tutti", per giunta in barba a Grillo. Eppure così sembra, a leggere il nuovo regolamento del gruppo parlamentare grillino al Senato, che dà a Luigi Di Maio il potere di vita o di morte sugli onorevoli cittadini.

 

Ma è la democrazia, bellezza: quella della forza politica più votata, alle prese con il problema di come gestire le crisi di crescita e l'eventuale dissenso interno, attraverso la catena di comando - descritta a modo suo da Mattia Feltri su La Stampa - che a partire dalla designazione dei capigruppo rimanda tutte le decisioni al cosiddetto capo politico.

 

A parte questi aspetti, che evidenziano una volta di più la farsa della "democrazia diretta" del Movimento 5 Stelle, la chicca delle nuove regole interne riguarda il famigerato e odiato vincolo di mandato e la lotta ai cambi di casacca tanto decantata in campagna elettorale.

 

In particolare, nel pieno rispetto dei due pesi due misure e della doppia morale, le teste pensanti della Casaleggio & Associati hanno previsto sfacciatamente all'articolo 1 che  "eventuali richieste di adesione provenienti da senatori precedentemente iscritti ad altri gruppi potranno essere valutate purché siano incensurati, non siano iscritti ad altro partito, non abbiano già svolto più di un mandato elettivo oltre quello in corso e abbiano accettato e sottoscritto il codice etico".

 

Viceversa, per i voltagabbana e i traditori - quelli sì - che abbandonino il gruppo parlamentare o per gli indegni cacciati idealmente a pedate dal capo con la ratifica del blog, è confermata la nota penale, "da pagare entro dieci giorni", di 100mila euro.

 

In questo modo, Luigi di Maio, con quella faccia da bravo ragazzo che tutte le nonne vorrebbero per le proprie nipotine, tomo tomo cacchio cacchio... (red.)

 

 


Aggiungi commento